2 Prime disgrazie

Il signor Chesciana l’aveva letto in lungo e in largo: un cavaliere senza veglia d’armi1 non è un cavaliere che si rispetti.
Per cui, bando a divertimenti, chiacchiere e abbuffate. La veglia d’armi si doveva far subito, per la semplice ragione che solo e soltanto dopo la veglia d’armi1 il castellano avrebbe potuto armarlo cavaliere.
«Possedete, messere, una cappella, una cripta2 o anche semplicemente un atrio grande e spazioso?» chiese con la massima serietà Don Chisciotte all’oste. Il quale, non aspettandosi una simile domanda, cominciò a grattarsi violentemente la zucca.
«Beh, una cappella, no. Una cripta non so neppure che diavolo sia. Ma un atrio grande e spazioso, se vostra signoria non va troppo per il sottile, forse possiamo trovarlo».
Per farla breve, in sostituzione dell’atrio, il brav’uomo mostrò al nostro cavaliere un cortilaccio sporco, con al centro un pozzo e tutt’intorno gli steccati a cui i mulattieri3 attaccavano le loro cavalcature.

1 veglia d’armi: la notte precedente l’investitura (vedi nota 22 cap. 1) l’aspirante cavaliere doveva «vegliare»,cioè restare sveglio accanto alle proprie armi.
2 cripta: locale sotterraneo di una chiesa o di un castello.
3 mulattieri: gente che si guadagnava la vita trasportando a pagamento merci a dorso di mulo.