105 I Capitolo Il poeta di Euridice Orfeo Io non so se sia vero quello che si dice dei poeti antichi, che con i loro versi avevano il potere di fare meraviglie, come calmare gli animi, diffondere la gioia, addirittura ammansire bestie feroci. Ma conosco qualcuno che questi miracoli li sapeva fare veramente e, con il suono della sua cetra, riusciva a sbalordire persino gli dèi, che di prodigi se ne intendono. Quest uomo era un uomo mortale, anche se figlio di una Musa1, Calliope, e, come sussurrano alcuni, del dio Apollo si chiamava Orfeo ed era nato in Pieria, il paese delle Muse olimpiche. Ora la Pieria è un paese come tanti, né più bello né più brutto, ma a quei tempi era un luogo speciale, tutto verde e ricoperto di boschi, con grandi alberi di fico che si abbracciavano agli ulivi e alle querce annose, sacre a Zeus. Non per niente era questa la mèta prediletta dalle Muse e da Apollo che, come si sa, avevano gusti difficili e amavano ritirarsi solo nei luoghi di grande bellezza. Lì, proprio lì, in Pieria, nacque e crebbe Orfeo che, con quei genitori d eccezione,apprese ben presto l arte della poesia. La madre Calliope, che era la più nobile delle Muse e il cui nome significa «dalla bella voce , gli insegnò a comporre versi, il padre Apollo a cantarli sulle note della cetra2 1 Musa: le Muse erano le nove figlie di Zeus e Mnemosyne, la dea della memoria. Protettrici delle arti, della poesia, delle scienze, erano anche inseparabili compagne di Apollo, con cui condividevano l amore per le arti e per la poesia (cfr. il Dizionario mitologico, in Appendice). Secondo il mito greco, erano le Muse protettrici della poesia, come Calliope, a ispirare i poeti nella composizione delle loro opere. 2 a comporre cetra: gli antichi greci infatti usavano recitare i versi accompagnandosi con questo strumento musicale.