11 «Io sono Colin» Mary portò il disegno a casa e a cena la mostrò a Martha. «Ma guarda!», esclamò lei tutta orgogliosa. «Non avrei immaginato che Dickon fosse così in gamba. Ha disegnato un tordo nel nido in grandezza naturale e veramente molto somigliante.» Mary sapeva che Dickon voleva mandarle un messaggio con questo disegno. Voleva dire che lei poteva essere sicura che avrebbe mantenuto il segreto. Il suo giardino era il nido e lei era come il tordo. Quanto le piaceva quel ragazzo! Sperava che tornasse il giorno dopo e si addormentò desiderando soltanto che venisse presto l’indomani. Ma non si può mai sapere come sarà il tempo nello Yorkshire, soprattutto in primavera. Mary fu svegliata nel cuore della notte dal rumore della pioggia che batteva a grandi gocce contro la finestra della sua camera. Pioveva a dirotto e il vento ululava dietro a ogni angolo e su per i camini della grande casa. Mary si mise a sedere sul letto arrabbiata e irritata. «Questo tempo è venuto per farmi dispetto», disse. «Io detesto la pioggia.» Affondò la testa nel cuscino. Non piangeva, ma stava lì ad ascoltare il suono della pioggia che cadeva, sentendo di odiarla e di odiare il vento e i suoi ululati. Adesso non sarebbe più riuscita a dormire. Quel suono lugubre la teneva sveglia e la rendeva triste. Forse se fosse stata felice quella sarebbe stata una ninna nanna per lei. Quanto ululava… quanto forte battevano le gocce contro i vetri delle finestre…