14 «No», disse Mary Ebbero tantissime cose da fare quella mattina e Mary andò a casa tardi. Aveva così tanta fretta di tornare a lavorare nel giardino che quasi dimenticò Colin. All’ultimo momento avvertì Martha: «Di’ a Colin che non posso andare a trovarlo. Ho troppe cose da fare in giardino.» Martha si spaventò. «Oh, Mary!», esclamò. «Si arrabbierà quando glielo dirò.» Ma Mary non aveva paura di Colin e non era neppure una persona altruista che pensasse a sacrificarsi per gli altri. «Non posso rimanere», rispose. «Dickon mi sta aspettando.» Il pomeriggio fu ancora più bello e più impegnativo della mattina. Avevano strappato quasi tutte le erbacce e la maggior parte dei roseti e degli alberi era stata potata e ripulita. Dickon aveva portato una vanga sua e aveva insegnato a Mary come usare tutti gli attrezzi. Presto fu chiaro che il giardino, prima della fine della primavera, sarebbe fiorito in mille piante pur conservando il suo aspetto selvatico. Il cucciolo di volpe e il corvo erano felici e indaffarati quanto loro mentre il pettirosso e la sua compagna volavano avanti e indietro rapidi come fulmini. Talvolta il corvo agitava le ali nere gracchiando sulle cime degli alberi del parco. Ogni volta tornava e si appollaiava vicino a Dickon e sembrava che gli stesse raccontando le sue avventure, mentre il ragazzo della brughiera si rivolgeva a lui come si era rivolto al pettirosso. Una volta che Dickon era troppo occupato dal lavoro per rispondergli subito, Soot gli era volato sulle spalle e con il becco gli aveva sfiorato l’orecchio.