18 Al tramonto del sole È strano come nella vita succeda di pensare di poter vivere per sempre. Quando questo succede, di solito si è soli ed è l’alba, un’alba dolce e solenne, e si è all’aria aperta tutti soli, si guarda in su verso il cielo, un cielo pallido che cambia lentamente e in cui si succedono spettacoli meravigliosi finché l’oriente non ci fa piangere e il cuore smette di battere dalla commozione di fronte alla strana immutabile maestà del sole che sorge. Qualcosa che è accaduto ogni mattino per migliaia e migliaia di anni. Lo si pensa per un istante, non di più. E così si sentiva Colin quando vide e sentì per la prima volta la primavera tra le quattro alte mura del giardino nascosto. Quel pomeriggio sembrava che tutto il mondo si fosse sforzato per presentarsi al ragazzo nella sua più radiosa bellezza. Forse la primavera per benevolenza si era impegnata a dare il meglio di sé in quel posto. Più di una volta Dickon smise di lavorare, rimanendo immobile per ammirare lo spettacolo con una luce di meraviglia nello sguardo. «È fantastico», esclamò. «Ho dodici anni e vado per i tredici e ci sono stati molti pomeriggi in questi anni, eppure mi sembra di non averne mai visto uno così.» «Oh, sì, è veramente meraviglioso», confermò Mary tirando un piccolo sospiro. «Anch’io dico che è il pomeriggio più bello che ci sia mai stato.» «Pensate», chiese Colin con aria sognante, «che possa essere stato fatto apposta per me?»