Il giovane Pirandello ha ormai maturato la sua scelta: si stabilisce a Roma e, ottenuto dal padre un congruo assegno mensile con cui mantenersi, decide di dedicarsi completamente all’attività di scrittore. È lì, a Roma, che entra in contatto con il fior fiore degli intellettuali della capitale, soprattutto con Luigi Capuana, lo scrittore siciliano che lo spingerà a imboccare la strada della narrativa e a scrivere il suo primo romanzo, L’esclusa, composto nel 1893 e pubblicato nel 1901. Il suo nome comincia ad affermarsi e la sua fama a diffondersi, quando, nel 1894, Pirandello sposa Antonietta Portulano, figlia di un socio d’affari del padre. Si tratta di un matrimonio combinato dai genitori: la ragazza, bella ma molto timida e ombrosa, educata in convento, è stata scelta dal padre di Luigi non solo per la sua ricchezza, ma anche per la morale rigorosissima secondo cui è stata allevata. Ciononostante, i primi tempi del matrimonio sono felici: i due giovani sposi si stabiliscono a Roma, dove nascono a poca distanza di tempo l’uno dall’altro i tre figli, Stefano, Lietta e Fausto. Intanto l’attività artistica di Pirandello procede a ritmo serrato.

Lo scrittore collabora a molte prestigiose riviste, su cui pubblica alcune delle sue novelle più famose; nel 1897 ottiene la cattedra di lingua italiana al Magistero di Roma e scrive il romanzo Il turno, che verrà pubblicato nel 1902.

Ma la catastrofe è in agguato: nel 1903 il padre e il suocero di Pirandello, entrambi imprenditori nello zolfo e soci in affari, subiscono un grave tracollo finanziario e vanno in fallimento. Anche la dote di Antonietta, che Stefano Pirandello aveva investito nell’impresa, va in fumo. Il colpo è durissimo e la donna subisce un trauma psicologico che sconvolge il suo equilibrio mentale, e da cui non si riprenderà più. A questo punto, lo scrittore si trova a fronteggiare una situazione drammatica, sia a causa delle crisi nervose a cui va soggetta sempre più frequentemente la moglie, sia a causa delle ristrettezze economiche che lo costringono a intensificare il ritmo del suo lavoro (egli infatti non poteva contare più sul generoso assegno mensile del padre, né sui proventi della dote di Antonietta). La sua produzione artistica diventa infaticabile; nell’arco di pochi anni escono via via su varie riviste letterarie e sul giornale «Il corriere della sera», molte delle novelle che poi saranno raccolte in volume col titolo Novelle per un anno, i romanzi Il fu Mattia Pascal (1903), che ottiene un grande successo, I vecchi e i giovani (1909), Suo marito (1911), Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915), e un saggio, L’umorismo (1908), in cui l’autore illustra molti temi capitali della sua poetica.