La berretta di Padova

Questa è la storia di don Marcuccio La Vela, detto Cirlinciò, un berrettaio famoso a Girgenti per la sua ingenuità, di cui tutti si approfittavano e si prendevano gioco. Bastava che chiunque – amici, parenti, conoscenti – si recasse da lui a piangere miseria, che il berrettaio, dopo aver recriminato un po’, si lasciava commuovere e offriva gratis le sue berrette. Persino Lizio Gallo, uno spiantato, ricco solo di debiti, riesce a commuoverlo e a strappargli una berretta, con la vaga promessa di pagargliela prima o poi. Non passano molti giorni che Lizio Gallo muore e la sua salma viene esposta in chiesa, con tanto di berretta. In realtà, si tratta di una finta morte, che Lizio Gallo ha inscenato, per sfuggire ai suoi creditori.
Se ne accorgerà ben presto don Marcuccio quando, accostatosi al feretro per togliergli il copricapo, si troverà di fronte al morto «resuscitato» e privo della famosa berretta, che nel frattempo gli è stata rubata dal… sacrestano. Questa novella, ricca di episodi esilaranti, dove il registro comico si intreccia ancora una volta con quello serio e drammatico, presenta un protagonista che ha tutti i requisiti del personaggio comico: è ingenuo, credulone, tanto che la gente si burla di lui e lo chiama Cirlinciò, che in siciliano significa «uccello sciocco».Tuttavia, anche in questo caso, Pirandello non si limita a mettere in ridicolo un personaggio, ma pone in evidenza i retroscena del suo carattere, della sua personalità, i piccoli drammi della sua vita quotidiana. L’autore ci informa che Cirlinciò soffre per la sua inadeguatezza e vorrebbe essere più risoluto, ma che, nonostante i suoi sforzi, non ci riesce. Così, il protagonista non ci appare più solo un uomo buffo e ridicolo, ma un personaggio che suscita, oltre al riso, anche la nostra pietà e la nostra comprensione.