A questo punto, invece di tornare a casa e chiarire l’equivoco, egli decide di approfittare dell’occasione e assumere un nuova identità: d’ora in poi non sarà più Mattia Pascal ma Adriano Meis e, con questo nuovo nome, sceglie di rifarsi una vita. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo, si stabilisce a Roma, ma ben presto si rende conto che la sua nuova libertà è più illusoria che reale: non può neppure sposare Adriana, la donna che ama riamato, perché in realtà egli non è nessuno e l’identità che si è scelta è solo un’identità fittizia (Adriano Meis infatti non esiste, il suo nome non è neppure registrato all’anagrafe). Il progetto di Mattia-Adriano di vivere fuori delle forme della vita associata, di rinunciare cioè a quei ruoli che ciascuno di noi ricopre nell’esistenza quotidiana, si rivela fallimentare. Così egli decide di rientrare nel paese d’origine e riappropriarsi della vecchia identità, tornando ad essere Mattia. Ma le cose vanno diversamente da come aveva previsto: sua moglie, la bella Romilda, nel frattempo si è risposata e ha dato alla luce una bambina. A questo punto Mattia, invece di far valere i suoi antichi diritti e reimpadronirsi di quel ruolo di marito attualmente occupato da un altro, compie un’ennesima scelta paradossale: si rifugia nella polverosa biblioteca dove un tempo lavorava come bibliotecario e assume l’ultima e definitiva identità, quella del «fu Mattia Pascal», né morto né vivo, ma morto e vivo nello stesso tempo.
L’avventura di Mattia, in cui sono ravvisabili molti elementi della biografia dell’autore, esprime l’aspirazione di tanti personaggi pirandelliani a evadere dalle forme, dai ruoli che nella vita associata diventano, per Pirandello, autentiche prigioni, soffocando il nostro desiderio di libertà e impedendoci di realizzare le nostre più vere ambizioni. La vita vera sembrerebbe al di fuori di queste forme o maschere, anche se l’esperienza di Mattia, e quella degli altri personaggi pirandelliani, dimostra che le cose non stanno così e che la libertà tanto agognata non può realizzarsi in alcun modo, se non nelle forme assurde della morte in vita (è la sorte di Mattia, appunto), dell’ascetismo – è il caso di Vitangelo Moscarda, nel romanzo, Uno, nessuno, centomila – o della follia, come nella vicenda di Enrico IV, protagonista dell’omonimo dramma.