Bernardino Lamis è un anziano professore che insegna storia delle religioni all’università. Egli ha dedicato l’intera vita allo studio, rinunciando persino a farsi una famiglia, per non turbare la solitudine raccolta del suo lavoro. La sua vita scorre grigia e monotona, divisa fra le misere stanzette in cui vive e la tetra aula universitaria dove svolge le sue lezioni, seguito da due soli, ma fedelissimi, studenti. Da poco ha pubblicato un’opera voluminosa sull’eresia catara che gli è costata molta fatica e molto studio. Perciò, quando uno storico tedesco pubblica un saggio sullo stesso argomento, dove dimostra pochissima stima e scarsa considerazione per il suo lavoro, egli si sente profondamente offeso, tanto più che nessuno degli studiosi italiani ha levato la propria voce per difenderlo. Decide così di difendersi da solo preparando una memorabile lezione in cui demolisce, punto per punto, le tesi dell’odiato rivale. Finalmente arriva il giorno tanto atteso. Il professor Lamis sale in cattedra, stupito di vedere davanti a sé, nella semioscurità dell’aula, un pubblico di studenti insolitamente numeroso.
Emozionatissimo e infervorato com’è, egli non si accorge neppure che il suo uditorio è costituito in realtà… da una fila di impermeabili disposti sulle sedie ad asciugare. La storia del professor Lamis non è diversa da quella di tanti personaggi pirandelliani: egli vive in un mondo tutto suo, con scarsi contatti con la realtà, perseguitato da tutti per la sua debolezza, che gli impedisce di farsi davvero rispettare. Bernardino Lamis infatti è un personaggio ridicolo, perché incapace di adeguarsi alla realtà; ma è proprio la sua debolezza, descritta con tanta cura dall’autore, a indurci a riflettere sui risvolti tragici della sua vicenda e a far nascere in noi quel sentimento del contrario in cui, per Pirandello, consiste l’essenza dell’umorismo.