Bisognava dunque, assolutamente, nelle poche ore che gli restavano, ridurre a otto, a nove facciate al massimo, le quindici che aveva scritte.
Questa riduzione gli costò un cosí intenso sforzo intellettuale, che non avvertí nemmeno alla grandine, ai lampi, ai tuoni d’un violentissimo uragano71 che s’era improvvisamente rovesciato su
Roma. Quando fu su la soglia del portoncino di casa, col suo lungo rotoletto di carta sotto il braccio, pioveva a diluvio. Come fare? Mancavano appena dieci minuti all’ora fissata per la lezione.
Rifece le scale, per munirsi d’ombrello, e si avviò sotto quell’acqua, riparando alla meglio il rotoletto di carta, la sua «formidabile» lezione.
Giunse all’Università in uno stato compassionevole: zuppo da capo a piedi. Lasciò l’ombrello nella bacheca72 del portinajo; si scosse un po’ la pioggia di dosso, pestando i piedi; s’asciugò la faccia e salí al loggiato.
L’aula – buja anche nei giorni sereni – pareva con quel tempo infernale una catacomba; ci si vedeva a mala pena. Non di meno, entrando, il professor Lamis, che non soleva mai alzare il capo, ebbe la consolazione d’intravedere in essa, cosí di sfuggita, un insolito affollamento, e ne lodò in cuor suo i due fidi scolari che evidentemente avevano sparso tra i compagni la voce del particolare impegno con cui il loro vecchio professore avrebbe svolto quella lezione che tanta e tanta fatica gli era costata e dove tanto tesoro di cognizioni era con sommo sforzo racchiuso e tanta arguzia imprigionata.
In preda a una viva emozione, posò il cappello e montò, quel giorno, insolitamente, in cattedra. Le gracili mani gli tremolavano talmente, che stentò non poco a inforcarsi le lenti sulla punta del naso. Nell’aula il silenzio era perfetto.

71 non avvertì… uragano: non si rese conto neppure della grandine, dei lampi e dei tuoni del furioso temporale che stava imperversando sulla città. Pirandello adotta in questo caso la costruzione intransitiva, ormai caduta in disuso, del verbo avvertire.
72 bacheca: guardiola.