Questa è la storia di Zi’ Dima, un abile aggiustatore di brocche che un giorno rimane intrappolato in una giara mentre la sta riparando. Per liberarlo c’è un solo rimedio – rompere la giara. Ma il proprietario di questa, don Lollò Zirafa, dapprima si oppone, poi pretende un congruo risarcimento da Zi’ Dima, il quale, testardo più di lui, rifiuta di concederglielo. Come accade spesso in Pirandello, ci troviamo in una situazione che non è del tutto seria e neanche del tutto comica, ma l’uno e l’altro insieme. L’atteggiamento stesso dei due personaggi principali – don Lollò, violento e irascibile, il quale prende con eccessiva serietà anche le cose da nulla rendendosi perciò ridicolo agli occhi di tutti, e Zi’ Dima che affronta un caso serio come il suo con singolare leggerezza (addirittura decide di passare la notte nella giara dove si abbandona a fare bagordi coi contadini, piuttosto che darla vinta allo Zirafa) – contribuisce a far sì che i due registri, il serio e il comico, si sovrappongano e si intreccino in continuazione. E non è un caso che, alla fine, a spuntarla sia proprio il furbo Zi’ Dima, il quale ha saputo ribaltare a suo vantaggio, dando prova – è il caso di dirlo – di un grande senso dell’umorismo, una situazione che lo vedeva inizialmente svantaggiato