Con quale inflessione1 di voce e quale atteggiamento d’occhi e di mani, curvandosi, come chi regge rassegnatamente su le spalle un peso insopportabile, il magro giudice D’Andrea soleva ripetere: «Ah, figlio caro!» a chiunque gli facesse qualche scherzosa osservazione per il suo strambo modo di vivere!
Non era ancor vecchio; poteva avere appena quarant’anni; ma cose stranissime e quasi inverosimili, mostruosi intrecci di razze, misteriosi travagli di secoli bisognava immaginare per giungere a una qualche approssimativa spiegazione di quel prodotto umano che si chiamava il giudice D’Andrea2.
E pareva ch’egli, oltre che della sua povera, umile, comunissima storia familiare, avesse notizia certa di quei mostruosi intrecci di razze, donde al suo smunto sparuto viso di bianco eran potuti venire quei capelli crespi gremiti da negro; e fosse consapevole di quei misteriosi infiniti travagli di secoli, che su la vasta fronte protuberante gli avevano accumulato tutto quel groviglio di rughe e tolto quasi la vista ai piccoli occhi plumbei, e scontorto tutta la magra, misera personcina3.
Cosí sbilenco, con una spalla piú alta dell’altra, andava per via di traverso, come i cani. Nessuno però, moralmente, sapeva rigar piú diritto di lui4. Lo dicevano tutti.
1 inflessione: tono.
2 mostruosi intrecci… D’Andrea: per comprendere l’eccezionale bruttezza del giudice D’Andrea, bisognava sforzarsi di immaginare unioni anomale fra individui di razze diverse, complessi e travagliati avvenimenti storici. Pirandello si riferisce ovviamente ai tanti popoli di etnie diverse che, nel corso dei secoli, occuparono la Sicilia, con quella conseguente mescolanza di razze, di cui il giudice sarebbe un mostruoso prodotto.
3 avesse… personcina: fosse a conoscenza di quei mostruosi intrecci di razze, dai quali (donde) proveniva il suo pallido e scarno viso di bianco e, insieme, quella capigliatura crespa e folta da nero; e fosse consapevole di quei complessi e travagliati avvenimenti storici che, sull’ampia fronte sporgente (protuberante),gli avevano accumulato tutte quelle rughe aggrovigliate, reso quasi ciechi i piccoli occhi scuri e opachi (plumbei), e deformato tutta la magra, misera personcina. Il giudice D’Andrea porta su di sé – nel corpo e nello spirito – il peso dei tanti avvenimenti storici che segnarono dolorosamente, nei secoli, la storia del suo paese e che egli sembra avere vissuti in prima persona, immagazzinandoli nella sua memoria.
4 Nessuno… di lui: nessuno era più onesto e corretto di lui.