INTRODUZIONE AL PERCORSO

Le novelle raccolte in questo percorso, pur non essendo fiabe in senso stretto, presentano tuttavia alcuni motivi tipicamente fiabeschi. In esse troviamo, ad esempio, una situazione di partenza che vede di solito il protagonista svantaggiato, come succede in molte fiabe appunto, dove il personaggio principale, pur essendo dotato di qualità positive, è perseguitato dalla sfortuna: è orfano, privo di mezzi, povero, oppure, ancora, in molti casi, è ritenuto uno sciocco, un idiota e per questo motivo deriso da tutti, quando non addirittura emarginato dalla comunità. Tutti sappiamo però che, nelle favole, il protagonista, attraverso una serie di peripezie, riesce a ribaltare a suo vantaggio la situazione iniziale sfavorevole, trionfando sui suoi nemici. Nelle novelle pirandelliane, invece, le cose non sono così semplici e l’analogia con le fiabe è più apparente che sostanziale. I buoni non sono mai del tutto buoni e i cattivi non sono mai del tutto cattivi. Anzi, talvolta accade addirittura il contrario, e il trionfo finale del protagonista sui suoi rivali-persecutori non significa, come nelle fiabe, il ripristino dell’ordine e della giustizia, ma il rinnovarsi di nuove ingiustizie, a discapito di vittime altrettanto innocenti. Un discorso a parte va fatto per Ciàula scopre la luna, che, tra le novelle raccolte in questo percorso, è forse la più «fiabesca» in senso stretto. Qui il protagonista, in cui riconosciamo il povero idiota di molte favole, riesce a riscattare per un attimo, grazie alla scoperta della luna, la propria dignità di uomo e a vincere insieme la sua paura delle tenebre, anche se ciò non porterà a un cambiamento radicale della sua condizione e Ciàula resterà sempre, agli occhi degli altri, un «povero scemo», deriso e maltrattato da tutti esattamente come prima. Pertanto, la morale di queste novelle non è mai serena, ma quasi sempre amara, come amara e pessimistica è la visione che Pirandello ha della vita. Una visione in cui la realtà è sempre diversa da quello che ci appare, e in cui le «vittime» sono talvolta più spietate dei loro presunti oppressori.