Io non avevo mai vissuto; non ero mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscer mia, da me voluta e sentita come mia24. Anche il mio stesso corpo, la mia figura, quale adesso improvvisamente m’appariva, cosí vestita, cosí messa sú, mi parve estranea a me; come se altri me l’avesse imposta e combinata, quella figura, per farmi muovere in una vita non mia, per farmi compiere in quella vita, da cui ero stato sempre assente, atti di presenza25, nei quali ora, improvvisamente, il mio spirito s’accorgeva di non essersi mai trovato, mai, mai! Chi lo aveva fatto cosí, quell’uomo che figurava26 me? chi lo aveva voluto cosí? chi cosí lo vestiva e lo calzava? chi lo faceva muovere e parlare cosí? chi gli aveva imposto tutti quei doveri uno piú gravoso e odioso dell’altro? Commendatore, professore, avvocato, quell’uomo che tutti cercavano, che tutti rispettavano e ammiravano, di cui tutti volevan l’opera, il consiglio, l’assistenza, che tutti si disputavano senza mai dargli un momento di requie27, un momento di respiro – ero io? io? propriamente? ma quando mai? E che m’importava di tutte le brighe in cui quell’uomo stava affogato dalla mattina alla sera; di tutto il rispetto, di tutta la considerazione di cui godeva, commendatore, professore, avvocato, e della ricchezza e degli onori che gli erano venuti dall’assiduo scrupoloso adempimento di tutti quei doveri, dall’esercizio della sua professione?
24 vidi a un tratto… sentita come mia: davanti alla targa di ottone affissa sulla porta di casa, dove campeggiano in bella mostra tutti i suoi titoli scientifici e professionali, il protagonista cade definitivamente in quella crisi già maturata durante il suo viaggio di ritorno in treno. Egli prova un senso di depersonalizzazione, vede cioè se stesso come un altro, e quindi non riesce a riconoscersi più nel proprio corpo e nei ruoli che finora ha impersonato così bene. Insieme a questa sensazione, si fa strada dentro di lui la certezza di non avere mai vissuto veramente, poiché l’esistenza che ha condotto sino a quel punto non è stata scelta liberamente da lui, ma dagli altri, ovvero dalla società, che ci impone una serie di obblighi e doveri, soffocando così le vere aspirazioni del nostro io.
25 atti di presenza: apparizioni formali. Il protagonista si rende conto per la prima volta che tutte le sue scelte e le sue azioni, sia nella professione sia nella vita familiare, sono stati solo atti esteriori, che egli ha compiuto senza una vera partecipazione, come quando
si dice o si fa qualcosa rimanendo assenti, cioè con il pensiero altrove.
26 figurava: rappresentava, recitava, come un attore che recita un ruolo in una commedia.
27 requie: pace, tranquillità.