Chi vive, quando vive, non si vede: vive... Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la vive piú: la subisce, la trascina.
Come una cosa morta, la trascina. Perché ogni forma è una morte32.
Pochissimi lo sanno; i piú, quasi tutti, lottano, s’affannano per farsi, come dicono, uno stato, per raggiungere una forma; raggiuntala, credono d’aver conquistato la loro vita, e cominciano invece a morire33. Non lo sanno, perché non si vedono; perché non riescono a staccarsi piú da quella forma moribonda che hanno raggiunta; non si conoscono per morti e credono d’esser vivi. Solo si conosce chi riesca a veder la forma che si è data o che gli altri gli hanno data, la fortuna, i casi, le condizioni in cui ciascuno è nato. Ma se possiamo vederla, questa forma, è segno che la nostra vita non è piú in essa: perché se fosse, noi non la vedremmo: la vivremmo, questa forma, senza vederla, e morremmo ogni giorno di piú in essa, che è già per sé una morte, senza conoscerla34. Possiamo dunque vedere e conoscere soltanto ciò che di noi è morto.
Conoscersi è morire35.
32 Chi vive… è una morte: chi si abbandona alla vita, senza rifletterci su, senza pensare troppo al significato e al valore delle sue azioni, non si vede vivere: vive e basta, non avverte cioè quel distacco che prova invece il protagonista della novella, tra una parte di sé che guarda e un’altra che agisce e si muove. Se invece uno sente questo distacco, se vede cioè se stesso vivere, allora vuol dire che non vive veramente, ma subisce la sua esistenza e la trascina, come un peso, una forma vuota, un insieme di convenzioni, vuote e prive di significato. Quando arriviamo a comprendere che vivere in società significa indossare una maschera, allora la nostra vita ci appare come una rappresentazione teatrale, una farsa. Noi non siamo qualcuno, ma recitiamo la parte di qualcuno, e ciò secondo Pirandello equivale a non vivere (ogni forma è una morte).
33 i più… morire: la maggior parte delle persone lotta e si affanna per conquistare una posizione sociale (uno stato), cioè una «forma» e, dopo averla conquistata, crede di aver realizzato lo scopo della sua vita, senza sapere che invece questo è solo il principio della fine.
34 la vivremmo… senza conoscerla: chi vive senza sapere di essere intrappolato in una forma, non è più felice di chi invece ne è consapevole, ma semplicemente ignora la sua vera condizione, non si rende conto cioè di portare una maschera e di morire, giorno per giorno, in essa.
35 ciò che di noi… morire: possiamo conoscere soltanto la maschera, la forma (ciò che di noi è morto), che il protagonista, in piena crisi, vede come se fosse un’ altra persona.
In questo senso, conoscersi è morire, perché significa acquisire la coscienza di essere prigionieri di quella forma che, per Pirandello, si identifica con la morte.