Non le faccio male; non le faccio nulla. Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero un momento, mi alzo cauto, pian piano, dal mio seggiolone, perché nessuno s’accorga che la mia sapienza temuta e ambita43, la mia sapienza formidabile di professore di diritto e d’avvocato, la mia austera dignità di marito, di padre, si siano per poco staccate dal trono di questo seggiolone; e in punta di piedi mi reco all’uscio a spiare nel corridojo,se qualcuno non sopravvenga; chiudo l’uscio a chiave, per un momentino solo; gli occhi mi sfavillano di gioja, le mani mi ballano dalla voluttà che sto per concedermi, d’esser pazzo, d’esser pazzo per un attimo solo, d’uscire per un attimo solo dalla prigione di questa forma morta44, di distruggere, d’annientare per un attimo solo, beffardamente, questa sapienza, questa dignità che mi soffoca e mi schiaccia; corro a lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di dietro e le faccio fare la carriola45: le faccio muovere cioè otto o dieci passi, non piú, con le sole zampette davanti, reggendola per quelle di dietro.
Questo è tutto. Non faccio altro. Corro subito a riaprire l’uscio adagio adagio, senza il minimo cricchio46, e mi rimetto in trono, sul seggiolone, pronto a ricevere un nuovo cliente, con l’austera dignità di prima,carico come un cannone di tutta la mia sapienza formidabile.
43 ambita: ricercata, desiderata.
44 d’esser pazzo… morta: il gioco a cui il protagonista, per pochi attimi, si abbandona con la sua cagnetta è un gesto di follia, ma anche di libertà. Solo la pazzia permette all’individuo di sfuggire alla catena degli obblighi, dei ruoli, di uscire cioè da quella forma
che la società impone a tutte le persone normali. Il pazzo infatti non è tenuto a niente, non è obbligato a rispettare né convenzioni né doveri. Ciò non significa però che la pazzia rappresenti un’alternativa reale alla prigione delle forme, tant’è che il protagonista compie il suo gesto di nascosto, badando bene di non farsi scoprire da nessuno. Certo, egli ha orrore di quella maschera che gli altri lo hanno costretto a indossare, ma è nello stesso tempo consapevole che, rinunciando ad essa, non andrebbe incontro a un destino migliore, ma solo all’emarginazione dalla società e a una libertà che è soltanto vuoto e nulla.
45 le faccio fare la carriola: il protagonista ci rivela finalmente in cosa consista il suo gioco con la cagnetta. Si tratta di un atto assurdo, insignificante, del tutto indegno di una persona seria come lui. Ma, proprio per questo, il gesto, nella sua assurdità, è in grado di affrancarlo dal peso dei doveri, da quei compiti gravosi che egli, pur svolgendoli con scrupolo e serietà,considera non meno insignificanti del suo gioco con la bestiola.
46 cricchio: scricchiolio.