Il signor Anselmo posò a terra presso l’uscio la candela, per non svegliare col lume le altre nipotine, ed entrò nella cameretta, al richiamo di Susí.
Per maggior consolazione del nonno, che le voleva tanto bene, Susí cresceva male27; una spalluccia piú alta dell’altra e di traverso, e di giorno in giorno il collo le diventava sempre piú come uno stelo troppo gracile per sorregger la testina troppo grossa. Ah, quella testina di Susí...
Il signor Anselmo si chinò sul letto, per farsi cingere il collo dal magro braccino della nipote; le disse:
– Sai, Susí? Ho riso!
Susí lo guardò in faccia con penosa meraviglia.
– Anche stanotte?
– Sí, anche stanotte. Una risatoooòna... Basta, lasciami andare, cara, a prender l’acqua per la nonna... Dormi, dormi, e procura28 di ridere anche tu, sai? Buona notte.
Baciò la nipotina sui capelli, le rincalzò ben bene le coperte, e andò in cucina a prender l’acqua.
Ajutato con tanto impegno dalla sorte, il signor Anselmo era riuscito (sempre per sua maggior consolazione) a sollevar lo spirito a considerazioni filosofiche, le quali, pur senza intaccargli affatto la fede nei sentimenti onesti profondamente radicati nel suo cuore, gli avevano tolto il conforto di sperare in quel Dio, che premia e compensa di là. E non potendo in Dio, non poteva per conseguenza neanche piú credere, come gli sarebbe piaciuto, in qualche diavolaccio buffone che gli si fosse appiattato in corpo e si divertisse a ridere ogni notte29, per far nascere i piú tristi sospetti nell’animo della moglie gelosa.
27 Per maggior… male: la sorte capricciosa che perseguita il protagonista si accanisce anche sulle persone da lui più amate, come la nipotina prediletta che, per ironia del destino e a dispetto del nonno, cresce male, piena di difetti fisici.
28 procura: cerca, fai in modo di.
29 Ajutato… ogni notte: le innumerevoli sventure hanno fatto maturare nel protagonista una tendenza alla riflessione che, pur non indebolendo la sua fede incrollabile nell’onestà, aveva finito per condurlo all’ateismo, togliendogli anche il conforto della religione, la speranza in un Dio benefico il quale, nell’aldilà, gratifica di beni e ricompense chi ha tanto sofferto sulla terra. Il signor Anselmo appartiene dunque al novero dei personaggi pirandelliani che ragionano lucidamente sulle proprie miserie e che, a furia di ragionare, giungono a conclusione naturalmente pessimistiche, prima fra tutte la negazione dell’esistenza di Dio. Ma l’ateismo, la negazione di Dio, comporta, per forza di cose, anche la negazione del demonio. Non credendo nell’uno, Anselmo non può credere neppure nell’altro e ciò lo priva dell’estrema consolazione di attribuire all’opera di un diavolo dispettoso la responsabilità delle sue risate notturne che provocano lo sdegno e la reazione furiosa della moglie.