Ma quando ne diede il primo saggio al Balicci con certe inflessioni e certe modulazioni, e volate e smorzamenti e arresti e scivoli52, accompagnati da una mimica tanto impetuosa quanto superflua53, il pover’uomo si prese la testa tra le mani e si restrinse e si contorse come per schermirsi54 da tanti cani che volessero addentarlo.
– No! Cosí no! Cosí no! per carità! – si mise a gridare.
E la signorina Pagliocchini, con l’aria piú ingenua del mondo:
– Non leggo bene?
– Ma no! Per carità, a bassa voce! Piú bassa che può! Quasi senza voce! Capirà, io leggevo con gli occhi soltanto, signorina!
– Malissimo, professore! Leggere a voce alta fa bene. Meglio poi non leggere affatto! Ma scusi, che se ne fa? Senta (picchiava con le nocche delle dita sul libro). Non suona! Sordo. Ponga il caso, professore, che io ora le dia un bacio.
Il Balicci s’interiva55 pallido:
– Le proibisco!
– Ma no scusi! Teme che glielo dia davvero? Non glielo do! Dicevo per farle avvertir subito la differenza56. Ecco, mi provo a leggere quasi senza voce. Badi però che, leggendo cosí, io fischio l’esse, professore!
Alla nuova prova, il Balicci si contorse peggio di prima. Ma comprese che, sú per giú, sarebbe stato lo stesso con qualunque altra lettrice, con qualunque altro lettore. Ogni voce, che non fosse la sua, gli avrebbe fatto parere un altro il suo mondo.
52 inflessioni… scivoli: la giovane lettrice, messa alla prova, sfoggia, davanti al povero Balicci, tutto l’armamentario degli artifici per rendere più vivace e espressiva la lettura.
53 mimica… superflua: la ragazza non si limita a leggere con trasporto le pagine del libro, ma accompagna la sua recitazione con una gestualità (mimica) tanto espressiva, quanto superflua (il povero Balicci infatti non può vederla) dimostrando anche nella lettura il suo temperamento vivace e impetuoso.
54 schermirsi: difendersi.
55 s’interiva: si irrigidiva.
56 Dicevo… differenza: cioè la differenza tra un’esperienza reale, come un bacio vero, e la descrizione che ne può dare un libro, la quale, per verisimile che possa essere, non è mai neanche lontanamente equiparabile a quella reale. A differenza del povero Balicci, la signorina Tilde dichiara la sua predilezione per la vita vera, non per quella fittizia descritta nel libro, che, secondo lei, è un semplice oggetto inanimato («sordo»),