– Signorina, guardi, mi faccia il favore, provi con gli occhi soltanto, senza voce.
La signorina Tilde Pagliocchini si voltò a guardarlo, con tanto d’occhi.
– Come dice? Senza voce? E allora, come? per me?
– Sí, ecco, per conto suo.
– Ma grazie tante! – scattò, balzando in piedi, la signorina. –
Lei si burla di me? Che vuole che me ne faccia io, dei suoi libri, se lei non deve sentire?
– Ecco, le spiego, – rispose il Balicci, quieto, con un amarissimo sorriso. – Provo piacere che qualcuno legga qua, in vece mia. Lei forse non riesce a intenderlo, questo piacere. Ma gliel’ho già detto: questo è il mio mondo; mi conforta il sapere che non è deserto, che qualcuno ci vive dentro, ecco. Io le sentirò voltare le pagine, ascolterò il suo silenzio intento57, le domanderò di tanto in tanto che cosa legge, e lei mi dirà... oh, basterà un cenno... e io la seguirò con la memoria. La sua voce, signorina, mi guasta tutto!
– Ma io la prego di credere, professore, che la mia voce è bellissima! – protestò, sulle furie, la signorina.
– Lo credo, lo so – disse subito il Balicci. – Non voglio farle offesa. Ma mi colora tutto diversamente58, capisce? E io ho bisogno che nulla mi sia alterato; che ogni cosa mi rimanga tal quale.
Legga, legga. Le dirò io che cosa deve leggere. Ci sta?
– Ebbene, ci sto, sí. Dia qua

57 intento: concentrato, immerso nella lettura.
58 Ma mi… diversamente: la voce della signorina Tilde, invece che essere di aiuto, è di ostacolo al povero Balicci, perché gli impedisce di ritrovare nei libri quella realtà,di cui conservava il ricordo felice nella memoria.