– Ma che! ma che! ma che! – proruppe su tutte le furie. – Io ci sono stata, sa? E le so dire che non è com’è detto qua64!
Il Balicci si levò in piedi, tutto vibrante d’ira e convulso65:
– Io le proibisco di dire che non è com’è detto là! – le gridò, levando le braccia.– M’importa un corno che lei c’è stata! È com’è detto là, e basta! Dev’essere cosí, e basta! Lei mi vuole rovinare!
Se ne vada! Se ne vada! Non può piú stare qua! Mi lasci solo! Se ne vada!
Rimasto solo,Valeriano Balicci, dopo aver raccattato a tentoni il libro che la signorina aveva scagliato a terra, cadde a sedere su la poltrona; aprí il libro, carezzò con le mani tremolanti le pagine gualcite66; poi v’immerse la faccia e restò lí a lungo, assorto nella visione di Trondhjem con la sua cattedrale di marmo, col cimitero accanto, a cui i devoti ogni sabato sera recano offerte di fiori freschi – cosí, cosí com’era detto là. – Non si doveva toccare. Il freddo, la neve, quei fiori freschi, e l’ombra azzurra della cattedrale. – Niente lí si doveva toccare. Era cosí, e basta. Il suo mondo.
Il suo mondo di carta. Tutto il suo mondo.

64 Io ci sono stata… detto qua!: secondo la signorina Tilde, che ha visitato quei luoghi, la descrizione del libro non coincide affatto con la realtà. Ciò che importa, per lei, è l’esperienza personale, sola testimone veridica della realtà, non quella indiretta, mediata e spesso falsa, del libro, mentre per il Balicci, la verità coincide in modo indiscutibile con il contenuto delle pagine scritte. L’incompatibilità fra la sua concezione della vita e quella del protagonista non potrebbe essere più netta, come dimostra l’immediata reazione scomposta del povero Balicci.
65 convulso: frenetico, in preda a un’agitazione irrefrenabile.
66 gualcite: sgualcite, spiegazzate.