Le vicine lo chiamavano il figlio delle «Donne». Se talvolta qualche bambino gli s’accostava per rivolgergli una domanda, egli lo guardava e non sapeva rispondere. Forse non capiva. Rispondeva col sorriso triste e come lontano dei bimbi malati, e quel sorriso gli segnava le rughe agli angoli degli occhi e della bocca.
La Longo si faceva alla porta col neonato in braccio, roseo e paffuto (come l’altro42) e volgeva uno sguardo pietoso a quel disgraziato, che non si sapeva che cosa ci stesse piú a far lí; poi sospirava:
– Che croce43!
Sí, le spuntava ancora, di tanto in tanto, qualche lagrima, pensando a quell’altro, di cui ora Vanna Scoma, non piú richiesta, veniva a darle notizie, per scroccarle qualcosa44; notizie liete: che il suo figliuolo cresceva bello e sano, e che era felice.

42 come l’altro: come quello che le era stato rapito dalle «donne».
43 Che croce!: che disgrazia!
44 di cui… qualcosa: di cui ora Vanna Scoma, benché non più interpellata, veniva a recarle notizie per scroccarle qualche soldo. La nascita del nuovo bambino ha offuscato, a poco a poco, nella madre il ricordo dell’altro figlio, per il quale all’inizio si era tanto disperata. Nel piccolo mondo paesano descritto da Pirandello i comportamenti e i sentimenti delle persone obbediscono a leggi elementari, non molto dissimili da quelle che dominano nella natura. Così, la madre che, nell’amore e nella cura del nuovo nato, bello e florido, dimentica il primo figlio e considera come una disgrazia il povero rachitico, si comporta secondo lo stesso istinto che guida gli animali, e che la spinge a riversare il suo amore sul figlio bello e sano, trascurando quello ammalato, più bisognoso di affetto e di cure.