– N’avrebbe ragione in fin dei conti! È proprio carina, perbacco.
Ma lui, lui!
Non so; m’era sembrato anche piú alto di statura. Prodigi dell’amore! E poi, tutto ringiovanito, negli occhi specialmente, nella persona così evidentemente carezzata da certe cure affettuose di cui non l’avrei mai stimato capace, conoscendolo nemico di quegli intrattenimenti intimi e curiosissimi che ogni giovinotto suole avere con la propria immagine per ore e ore davanti a uno specchio. Prodigi dell’amore6!
Dov’era stato in questi tre ultimi anni? Qua a Roma, prima, abitava in casa di Quirino Renzi, suo cognato, ch’era poi il vero amico mio. Infatti egli, per me, propriamente, si chiamava piú «il cognato di Renzi», che Bindi di casa sua. Era partito per Forlí due anni prima che Renzi lasciasse Roma, e non l’avevo piú riveduto. Ora, rièccolo a Roma e fidanzato.
– Ah, caro mio, – seguitai a pensare, – tu non fai piú, certamente, il pittore. Dri dri dri: le tue scarpe strillano troppo. Di’ che ti sei voltato ad altro mestiere, che ti deve fruttar bene. E io te ne lodo, non ostante che cotesto nuovo mestiere t’abbia persuaso a prender moglie7.
Lo rividi due o tre giorni dopo, quasi alla stess’ora, di nuovo insieme con la promessa sposa e la futura suocera. Altro scambio di saluti accompagnati da sorrisi. Inchinando lieve e pur con tanta grazia il capo, mi sorrise anche la sposina, questa volta.
6 così evidentemente… amore!: così evidentemente curata da attenzioni che esprimevano un amore per la propria persona, di cui non lo avrei mai creduto capace, sapendo che era contrario a intrattenersi per molte ore davanti allo specchio a tu per tu con la sua immagine riflessa, come ogni giovane ha invece l’abitudine di fare. Pitagora è sorpreso dall’aspetto estremamente curato di Tito Bindi, sapendo che egli, in realtà, non era mai stato un tipo vanitoso, come tanti giovani che, per civetteria, trascorrono ore e ore davanti allo specchio, e attribuisce questo suo improvviso mutamento all’amore
per la bella sposina e al desiderio di piacerle.
7 le tue scarpe… moglie: le scarpe di Tito scricchiolano troppo, cioè sono troppo nuove, e questo particolare fa supporre a Pitagora che egli abbia abbandonato l’antico lavoro di pittore, un mestiere assai poco redditizio, per dedicarsi a un’altra attività, sicuramente più proficua. Una scelta che l’io narrante approva, anche se la tranquillità economica conquistata da Tito con questa nuova professione lo ha spinto probabilmente a fidanzarsi, a prendere cioè una decisione che Pitagora disapprova cordialmente, essendo un nemico dichiarato del matrimonio.