Il giorno appresso12, alle otto, ero alla stazione. E ora giudicate voi, se io non sono davvero perseguitato da un destino buffone.
Arriva il treno, ed ecco Renzi al finestrino d’una vettura: mi precipito... ma le gambe all’improvviso mi si piegano; mi cascano le braccia.
– Ho con me il povero Tito, – mi fa Renzi, additandomi pietosamente13 il cognato.
Tito Bindi, quello lí? Come! E chi avevo io dunque salutato per tre mesi, lungo le vie di Roma14? Eccolo là, Tito... Ah Dio mio, in quale stato ridotto!
– Tito, Tito... ma come?... tu... – balbetto.
Tito mi butta le braccia al collo e scoppia in un pianto dirotto. Guardo Renzi a bocca aperta. Ma come? Perché? Mi sento impazzire. Renzi allora m’accenna con una mano alla fronte e sospira, chiudendo gli occhi. – Chi? lui, io o Tito? – Chi è il pazzo15?
– Sú via,Tito,– esorta Renzi il cognato,– calmati! calmati! Aspetta un po’ qua, tieni d’occhio queste valige. Io vado con Pitagora a ritirare il baule.
E, andando, mi narra sommariamente la storia miseranda16 del povero cognato, che da circa due anni e mezzo aveva preso moglie a Forlí: gli eran nati due bambini, uno dei quali, dopo quattro mesi, era accecato; questa disgrazia, l’impotenza di provvedere adeguatamente con l’arte sua ai bisogni della famiglia17, le continue liti con la suocera e con la moglie sciocca ed egoista, gli avevano concertato18 il cervello. Ora Renzi lo conduceva a Roma per farlo visitare dai medici e divagarlo19 un po’.

12 Il giorno appresso: il giorno dopo.
13 additandomi pietosamente: indicandomi con uno sguardo che esprimeva compassione.
14 Tito Bindi… di Roma?: Pitagora capisce di esser caduto in un equivoco: il giovanotto che incontrava quasi ogni giorno a passeggio per le vie di Roma con la fidanzata, non era dunque il vero Tito Bindi, che ora, dopo tanto tempo, vede di fronte a sé in carne ed ossa.
15 Renzi… il pazzo?: Tito Bindi ha perduto la ragione: questo è il significato del gesto di suo cognato, Quirino Renzi. Pitagora, però, è tanto sconvolto dalla sorpresa, che non riesce a capire chi sia il pazzo: se lui, il Renzi o il povero Tito.
16 miseranda: degna di compassione.
17 questa disgrazia… famiglia: questa sciagura (la malattia che aveva portato alla cecità il figlioletto), oltre all’impossibilità di far fronte, con il suo poco proficuo mestiere di pittore, alle esigenze economiche della famiglia.