– Ma se noi siamo qui per pochi giorni soltanto! – gli disse Renzi. – Il tempo di contrattare con due o tre signori per l’acquisto dei tuoi quadri, come s’era rimasti35. Ce ne torneremo subito a Forlí.
– E non gioverà a nulla! – rispose Tito, con un gesto disperato delle braccia. – Ce ne torneremo a Forlí, e Pitagora seguiterà pur sempre a vedermi qua a Roma! Come vuoi che sia altrimenti?
Vivo qua sempre a Roma, Quirino mio, anche standomene lí. Sempre a Roma, sempre a Roma, negli anni miei belli, scapolo, libero, felice, come appunto m’ha visto Pitagora jeri stesso, non è vero?
Eppure jeri noi eravamo a Forlí36: vedi che non dico bugie?
Commosso, esasperato, Quirino Renzi scosse rabbiosamente la testa e strizzò gli occhi per frenar le lagrime. Finora la pazzia del cognato non gli s’era palesata in cosí disperate proporzioni37.
– Via, via, – riprese Tito, rivolgendosi a me: – andiamo, conducimi subito dove tu mi suoli vedere38. Andiamo al mio studio, in via Sardegna! A quest’ora ci sarò, voglio sperare che a quest’ora non sarò dalla sposina!
– Ma come! Se sei qui con noi, Tito mio! – esclamai io sorridendo, con la speranza di richiamarlo in sé. – Dici sul serio? Non sai che io ho la specialità degli equivoci? Ho scambiato per te un signore che ti somiglia39.
– Sono io! Infame! Traditore! – mi gridò allora il povero pazzo; con gli occhi lampeggianti e con un gesto di minaccia. – Vedi questo pover’uomo? Io l’ho ingannato. Ho sposato senza dirgliene nulla. Ora tu vorresti forse ingannare anche me? Di’ la verità, sei d’accordo con lui? gli tieni mano? Vuoi farmi sposare di nascosto40? Conducimi in via Sardegna41... Già, so la via; ci vado da me

35 come s’era rimasti: come ci eravamo accordati. Quirino Renzi prosegue nella sua pietosa finzione; in realtà il soggiorno a Roma aveva, come sappiamo, ben altro scopo, cioè quello di distrarre il cognato dalle sue fissazioni e farlo visitare dai medici.
36 Vivo qua… Forlì: Tito vuole perseverare nell’illusione che la sua vera vita continui a svolgersi a Roma, come nell’epoca felice anteriore al matrimonio, pur sapendo benissimo che, sino al giorno prima, si trovava a Forlì.
37 non gli s’era… proporzioni: non gli si era manifestata in tutta la sua gravità.
38 conducimi… vedere: il povero folle esprime il desiderio di recarsi nei luoghi dove Pitagora è solito incontrare il suo sosia, cioè lui stesso - il vero Tito Bindi - com’era nei suoi anni felici.
39 Ho scambiato… somiglia: Pitagora cerca invano di richiamare l’amico alla realtà, ricordandogli che il suo sosia è solo un sosia, cioè un uomo che gli somiglia in modo straordinario, e non un altro se stesso come ormai egli pare irrimediabilmente convinto.
40 Vedi… di nascosto?: Tito si sente addirittura in colpa verso il suo sosia, che egli avrebbe ingannato sposandosi senza dirgli nulla, e adesso teme che Pitagora voglia ingannare lui (Tito stesso), favorendo le nozze del suo sosia, con il quale egli sospetta si sia accordato, alle sue spalle.
41 in via Sardegna: dove Tito aveva abitato durante il suo soggiorno a Roma.