Per non farlo andar solo, fummo costretti ad accompagnarlo.
Via facendo, gli dissi:
– Scusa, ma non ricordi che non ci stai piú in via Sardegna42?
S’arrestò, perplesso, a questa mia osservazione; mi guardò un tratto, accigliato; poi disse:
– E dove sto? Questo tu puoi saperlo meglio di me.
– Io? Oh bella! Come vuoi che lo sappia, se non lo sai neanche tu?
La risposta mi parve convincentissima, e tale da tenerlo fermo e inchiodato lí. Non sapevo che i cosí detti pazzi posseggono anch’essi quella complicatissima macchinetta cavapensieri che si chiama logica,in perfetta funzione,forse piú della nostra,in quanto, come la nostra, non si arresta mai, neppur di fronte alle piú inammissibili deduzioni43.
– Io? Se non so neppure che stia per prender moglie! Che vuoi che sappia io da Forlí ciò che faccio qua, solo, a Roma, libero come un tempo? Lo saprai tu che mi vedi tutti i giorni! Andiamo, andiamo: conducimi; mi affido a te44.
42 ma non… Sardegna?: Pitagora fa un altro tentativo per richiamare l’amico alla realtà ricordandogli che non abita più in quella via.
43 Non sapevo… deduzioni: Pitagora ha posto a Tito un’obiezione ragionevole con cui credeva di ricondurlo alla realtà e di farlo desistere dai suoi assurdi propositi. Ma anche questo tentativo è destinato a fallire di fronte alla logica impeccabile con cui Tito risponderà alle sue obiezioni. I folli – osserva spesso Pirandello – non sono individui incapaci di ragionare ma, al contrario, persone che ragionano troppo, in quanto possiedono anche loro quel complicato congegno da cui hanno origine i pensieri (la macchinetta cavapensieri), la quale funziona perfettamente, addirittura meglio della nostra, perché, come la nostra, non si inceppa mai, neppure di fronte alle più assurde conclusioni.
44 Se non so… a te: in effetti, la risposta di Tito, dal punto di vista logico, non fa una piega: se egli non sapeva che il suo sosia era fidanzato e in procinto di sposarsi, neppure può sapere quale vita conduce a Roma. Tutte queste informazioni – egli conclude – gliele potrà fornire caso mai lo stesso Pitagora, a cui rinnova l’invito ad accompagnarlo.