Tullio Buti è un uomo schivo e triste, che vive solo, senza famiglia e senza amici in una misera stanzetta d’affitto. Una sera, tornato a casa prima del solito, egli assiste a un piccolo miracolo: la sua camera,immersa nell’oscurità,viene invasa improvvisamente da una luce che proviene dalla casa di fronte. Sorpreso, egli si accosta alla finestra e guarda: in quella casa c’è una famiglia – padre, madre e tre bambini piccoli – che sta cenando, riunita intorno alla tavola. Lo spettacolo di quell’intimità domestica, che gli riporta il ricordo dell’infanzia infelice e della madre amatissima, morta prematuramente, commuove Tullio al punto che, d’ora in poi, rinuncerà alle sue solitarie passeggiate per assistere, da lontano, alla cena della famigliola. Ma le cose precipitano, allorché il Buti si innamora ricambiato di Margherita Masci, la madre di famiglia, che abbandona marito e figli, per fuggire con lui. Questa novella presenta una situazione tipicamente pirandelliana: da una parte, c’è un uomo solo, che ha avuto una tragica esperienza familiare e che perciò è incapace di crearsi una famiglia sua; dall’altra, invece c’è una famiglia vera, con una madre amorevole e protettiva, e di cui Tullio invidia la pace e la serenità. Potremmo aspettarci che il Buti fugga con Margherita al solo scopo di formarsi una famiglia propria, magari con dei figli, conquistando quella sicurezza e quelle gioie di cui non ha mai goduto nella sua vita. Così non è: la passione amorosa fra i due porta solo alla rottura irrimediabile della famiglia di Margherita, condannando all’infelicità non solo i figli e il marito della donna, ma anche gli amanti stessi. La storia infatti ha un epilogo tristissimo, con i due amanti straziati dal dolore, che spiano, dalla stanzetta buia di Tullio, la casa di fronte e la mesta cena della famigliola, che Margherita ha abbandonato e di cui prova infinita nostalgia.