Fu una sera, di domenica, al ritorno da una lunga passeggiata.
Tullio Buti aveva preso in affitto quella camera da circa due mesi. La padrona di casa, signora Nini, buona vecchietta all’antica, e la figliuola zitella, ormai appassita1, non lo vedevano mai.
Usciva ogni mattina per tempo e rincasava a sera inoltrata. Sapevano ch’era impiegato a un Ministero; ch’era anche avvocato; nient’altro.
La cameretta, piuttosto angusta2, ammobigliata modestamente, non serbava traccia della abitazione di lui. Pareva che di proposito, con istudio3, egli volesse restarvi estraneo, come in una stanza d’albergo. Aveva, sí, disposto la biancheria nel cassettone, appeso qualche abito nell’armadio; ma poi, alle pareti, sugli altri mobili, nulla: né un astuccio, né un libro, né un ritratto; mai sul tavolino qualche busta lacerata; mai su qualche seggiola un capo di biancheria lasciato, un colletto, una cravatta, a dar segno ch’egli lí si considerava in casa sua4.
Le Nini, madre e figlia, temevano che non vi durasse5. Avevano stentato tanto ad affittare quella cameretta. Parecchi erano venuti a visitarla; nessuno aveva voluto prenderla. Veramente, non era né molto comoda né molto allegra, con quell’unica finestra che dava su una viuzza stretta, privata, e dalla quale non pigliava mai néaria né luce, oppressa com’era dalla casa dirimpetto che parava6.

1 appassita: sciupata (a causa dell’età).
2 angusta: piccola, stretta.
3 di proposito, con istudio: intenzionalmente, con impegno.
4 alle pareti… casa sua: il protagonista non solo non fa nulla per rendere più bella e ospitale quella cameretta, già di per sé piccola e poco accogliente, ma si impegna addirittura per ridurre al minimo le tracce della sua presenza, come se lì non si considerasse a casa propria, e il suo fosse soltanto un soggiorno temporaneo. Tullio è incapace di familiarizzare con i luoghi in cui vive, che gli rimangono estranei, al pari delle persone.
5 che non vi durasse: che non vi restasse a lungo.
6 che parava: che toglieva la luce