Da quel giorno in poi, tutte le sere, uscendo dall’ufficio, invece d’avviarsi per le sue solite passeggiate solitarie, prese la via di casa; aspettò ogni sera che il bujo della sua cameretta s’inalbasse soavemente47 del lume dell’altra casa, e stette lí, dietro ai vetri, come un mendico, ad assaporare con infinita angoscia quell’intimità dolce e cara, quel conforto familiare, di cui gli altri godevano, di cui anch’egli, bambino, in qualche rara sera di calma aveva goduto,quando la mamma...la mamma sua...come quella48...
E piangeva.
Sí. Questo prodigio operò il lume dell’altra casa. La tetraggine attonita, in cui lo spirito di lui era rimasto per tanti anni sospeso, si sciolse a quel blando chiarore.
Non pensò, intanto, Tullio Buti, a tutte le strane supposizioni49 che quel suo starsene al bujo doveva far nascere nella padrona di casa e nella figliuola.
Due altre volte Clotildina gli aveva profferto50 il lume, invano.
Avesse almeno acceso la candela! Ma no, neppure. Che si sentisse male? Aveva osato domandarglielo Clotildina con tenera voce, dall’uscio, la seconda volta ch’era accorsa col lume. Egli le aveva risposto:
– No; sto bene cosí

47 s’inalbasse soavemente: si illuminasse dolcemente di una luce tenue, come quella dell’alba.
48 come un mendico… quella…: l’interesse intriso di nostalgia per il tranquillo rito domestico che si svolge sotto la protezione di quel lume, è il rimpianto di un bene di cui solo gli altri possono godere, mentre a lui è precluso. Ma il principale oggetto del desiderio di Tullio è la figura materna, che egli vede rivivere nella persona della mammina, intenta a nutrire i suoi piccoli.
49 supposizioni: immaginazioni, idee infondate.
50 gli aveva profferto: gli aveva offerto.