Nell’esuberanza soffocante di tanta carne si aprivano però, come smarriti, due occhi limpidi e chiari, da bambina, che facevano pena a un tempo e paura. Quella pena stessa, quella stessa paura, che forse doveva provare l’anima di lei per il proprio corpo cosí enormemente cresciuto. A mano a mano che questo era cresciuto fino ad assumere quelle proporzioni mostruose, l’anima atterrita si doveva certo esser fatta dentro di lei piccina piccina, con certe voglie timide e angosciose di toccare le piccole cose gentili e delicate, ma pur non osando toccarle per non vederle quasi sparire al contatto delle schiaccianti mani. Mangiava come un uccellino; si poteva dire che quasi non mangiava piú. Ma non giovava a nulla! Da piú di due anni non usciva di casa, perché tutti per via si voltavano e si fermavano stupiti a mirarla. In casa, stava quanto piú poteva seduta, per non dare a se stessa spettacolo della sua grandezza, vedendo piccoli e bassi tutti gli oggetti delle stanze. Naturalmente, questa mancanza di moto le aveva appesantito sempre piú la grassezza; ma ormai ella s’era rassegnata alla sua disgrazia; non voleva piú darsi pensiero di nulla; certi giorni nemmeno si pettinava, e rimaneva sdrajata, inerte , a leggere o a guardarsi le unghie. Cosí... Poldo Carega, giovialone, urlone, tutto fuoco18 prima della partenza per la Romania,diventò,subito dopo il ritorno,un funerale . Andai a trovarlo, pochi giorni dopo, per parlargli d’affari; non volle neanche darmi ascolto. – Che vuoi che m’importi piú ormai degli affari! – esclamò, scrollandosi tutto. – Non m’importa piú di niente, caro mio 16 17 19 : sovrabbondanza, eccesso. : oziosa, immobile. : pieno di vitalità. : triste come un funerale. 16 esuberanza 17 inerte 18 tutto fuoco 19 un funerale