Poi, ritirandosi per seguitare ad attendere15 a’ suoi squisiti manicaretti, che riempivano di deliziosi odori tutte le catapecchie16 del vicolo gialle di fame, si metteva a cantare a squarciagola:
Bella sorte fu la mia
star rinchiusa alla badia...17
Tutto questo, per far crepare di rabbia e d’invidia quelle lingue di vipere del vicinato che, pur affogate nella piú lurida miseria e prese a cinghiate mattina e sera e lasciate digiune dai mariti, avevano il coraggio di sparlare di lei, di deriderla, perché non aveva potuto trovar marito a causa della bruttezza18.
E quando, o la mattina per tempo o alla calata del sole, si sentiva il grido di don Filomeno Lo Cicero che passava ballando e cantando con la bacchettina in mano:
Chi ha capelli, che ve li cangio;
quello che busco, me lo mangio;
me lo mangio con mia moglie;
canchero a voi, canchero e doglie19.
15 attendere: occuparsi.
16 catapecchie: casupole, stamberghe.
17 star… badia: stare chiusa in casa (a preparare gustosi manicaretti). La Tuzza Michis continua ad aizzare l’invidia delle vicine, ricordando loro la sua sorte felice e la sua ricchezza. Badia infatti significa casa, ma soprattutto, casa provvista di ogni ben di Dio: star
rinchiusi in una casa simile, dunque, non è una condanna, ma piuttosto una bella fortuna.
18 avevano… bruttezza: la Tuzza Michis, quindi, perseguita le vicine, per vendicarsi della loro perfidia e dei discorsi maligni che facevano sul suo conto.Anche in questa novella, ambientata nella Sicilia più povera e degradata, il contesto sociale in cui si svolge la storia è una piccola comunità, i cui membri sono animati da odi e rancori reciproci.
Del resto, nella realtà sociale rappresentata da Pirandello i rapporti fra le persone sono sempre caratterizzati da astio e malanimo, e la solidarietà è un sentimento rarissimo, quasi inesistente.
19 Chi ha… doglie: chi ha capelli da vendermi, io glieli compro; ciò che guadagno (busco) rivendendoli, me lo godo (mangio) insieme a mia moglie. Malanno (canchero) a voi, malanno e dolori (doglie). Filomeno Lo Cicero è un commerciante di capelli, uno che compra capelli per poi rivenderli. Egli rappresenta, quindi, una risorsa importante per questa piccola comunità, dove le donne, afflitte dalla miseria e perseguitate dai loro stessi mariti, sono costrette talvolta a far mercato dei propri capelli. Il tono scherzoso e canzonatorio della filastrocca con cui egli annuncia il suo arrivo rivela la filosofia di vita e la morale di questa società, dove ciascuno pensa egoisticamente al proprio tornaconto, nell’indifferenza più totale per il destino altrui.