– Don Filome’, – gli diceva, affacciandosi all’uscio coi capelli sciolti su le spalle, e il pettine in mano, – venite, venite a tagliare questi miei,che mi faccio monacella! Ma per cent’onze ve li vendo, don Filome’! Né un grano piú, né un grano meno20.
– Cent’onze, già! Perché devono servire a far la treccia finta alla regina di Spagna, che è pelata, quei capelli là! – commentava la Mangiamariti21; e subito dopo:
– Co co co... pío pío pío... co co co...
Ma chiamava le galline per rabbia, questa volta. Che lei sí davvero s’era fatta monacella della miseria22; s’era cioè tagliati i capelli per venderli a don Filomeno; per tre tarí, capelli e tutto: vivi, scovati e non scovati23.
E anche le penne di quel gallo, che ora teneva in braccio, no?
– Questo? – scattava allora la Mangiamariti, balzando in piedi e brandendo24 alto il gallo. – Una penna di questo, per vostra regola, vale piú di tutto il vostro crine di capecchio pieno di zeccole25, femmina del diavolo che non siete altro!
20 venite… meno: l’arrivo di don Filomeno offre alla Tuzza Michis un nuovo pretesto per provocare le sue vicine. Essa finge di voler tagliarsi i capelli, come se intendesse farsi suora (monacella), e di volerli rivendere a caro prezzo, per cent’onze e non un soldo (grano) di meno (l’onza o oncia era un’antica moneta usata negli Stati italiani, specialmente in Sicilia, durante tutto il Medio Evo, sino all’unificazione nazionale), lasciando intendere così che la sua capigliatura è bella e ben curata, a differenza di quella sporca e ordinaria delle sue vicine.
21 Cent’onze… Mangiamariti: la battuta beffarda della Mangiamariti ha lo scopo evidente di disprezzare ciò che Tuzza Michis aveva tanto vantato, cioè i suoi preziosi capelli.
22 Che lei… miseria: perché lei si era davvero tagliati i capelli come le suore, e li aveva rivenduti a don Filomeno, costretta dalla povertà. Quello che la Tuzza Michis dice per scherzo di voler fare, la Mangiamariti, dunque, lo ha fatto realmente.
23 per… non scovati: la Mangiamariti aveva venduto i capelli per pochi soldi (il tarí era un’antica moneta araba, che ebbe larga circolazione in Sicilia e in tutto il Regno di Napoli),dunque, non al prezzo favoloso a cui finge di venderli donna Tuzza Michis, e senza neppure ripulirli di tutta la sporcizia che vi si trovava in mezzo, pidocchi inclusi (scovati e non scovati).
24 brandendo: sollevando.
25 Una… zeccole: la polemica fra le due donne prosegue a colpi di esagerazioni. Prima la Tuzza Michis vantava i suoi capelli come una chioma pregiatissima; adesso la Mangiamariti pretende addirittura che una penna del suo gallo valga più dell’intera capigliatura dell’odiata rivale, che essa, in segno di disprezzo, paragona agli ispidi filamenti (crine) di capecchio (filaccia rozza e grossolana usata nelle imbottiture) pieni di zeccole, cioè di sterpi, di pagliuzze.