Ebbene la Michis, quell’anno, per rodimento26 della Mangiamariti, volle comperare un magnifico gallo, un gallo meraviglioso, a cui però avrebbe tirato il collo nella vicina festa di Natale, ché non voleva bestie per casa, lei, neanche il gatto. Dopo averlo mostrato di porta in porta per tutto il vicolo, lo mise a ingrassare in un angusto27 cortiletto, ch’ella chiamava giardino, dietro la casa; e siccome doveva tenerlo lí parecchie settimane, pensò bene di dargli un nome e lo chiamò Cocò.
– Bravo, canta, Cocò! – gli diceva forte, quando esso cantava, quasi avesse cantato per far rabbia alle vicine. E: – Mangia, Cocò!
– quando gli recava da mangiare; – Bevi, Cocò! – quando da bere; e poi d’ora in ora: – Qua, Cocò, vieni qua! bello, Cocò!
Ma il gallo,sordo.Mangiava,beveva,cantava,quando doveva; poi, non che accorrere al richiamo, neppur si voltava. Sdegnava quella padrona nera come un tizzo, dagli occhi ovati e dalla bocca che pareva la buchetta d’un banco di taverna; sdegnava quel nomignolo confidenziale; sdegnava quel sozzo umido cortiletto, ove colei lo aveva relegato28; e scoteva29 la cresta sanguigna, sprazzando30 luce da tutte le penne dai colori cangianti, e guardava di traverso, come per compassione; o squassava la giubba verde dai riflessi d’oro; incedeva maestoso, una zampa dopo l’altra; e, prima di voltarsi, tornava a guardar di traverso quasi a impedire che le magnifiche penne della coda toccassero gli sterpi di quel cosí detto giardino31.

26 per rodimento: per provocare la rabbia, la collera.
27 angusto: piccolo, stretto.
28 Sdegnava… relegato: la Tuzza Michis è nera come un carbone acceso (tizzo), ha gli occhi stretti e allungati (ovati), una boccuccia simile alla piccola buca di un banco di osteria, piccolo incavo che si trovava nel banco di mescita dietro al quale i camerieri servivano i clienti, e in cui gli avventori depositavano le monete per pagare la loro consumazione. Il bel gallo, quindi, disdegna la padrona per la sua bruttezza, come disprezza il nomignolo confidenziale che lei gli ha imposto (Cocò), e il cortiletto sporco (sozzo) e umido in cui lei lo ha segregato.
29 scoteva: scuoteva.
30 sprazzando: sprizzando.
31 o squassava… giardino: l’atteggiamento sdegnoso del gallo esprime tutta l’irritazione per la sua dignità offesa: egli cammina scuotendo con violenza (squassando) il bel mantello di penne verdi dai riflessi dorati; avanza maestosamente, una zampa dietro l’altra, quasi imitando la camminata regale di un sovrano. E, soprattutto, si preoccupa che le sue penne magnifiche non si sporchino, al contatto con i ramoscelli secchi (sterpi) di quel luogo, che solo la sua padrona, con le sue pretese e le sue manie di grandezza, ha il coraggio di definire un «giardino».