– Oh, signor curato! Beati gli occhi che la vedono! E come va? Da queste parti?
– Affarucci, affarucci, – rispose il vecchio curato sorridendo, con gli occhi che gli scomparivano tra le rughe.
– Evviva veramente! Come va? Come va? Che si dice a Montedoro?
– Eh! Che s’ha da dire? Tanto bene, figlio mio. Il mondo è vecchio...19
E il buon curato si fregava le mani secche, tremanti, fatte davvero per regger l’Ostia soltanto.
– Lei, lo vedo, – rispose il bottajo; – sempre in salute, Dio la benedica! Oh, anch’io, sí; ringraziamo Iddio! E lavoro, non me ne manca... Sissignore... Vo a comprar due centesimi di prezzemolo per mia moglie... Anche lei, benone! E si ricorda sempre del suo vecchio curato, sa? «Quel buon curato!» mi dice sempre. Mia moglie, chiesa e casa – già lei lo sa. Oggi mi prepara un pranzettino proprio coi fiocchi e, a tavola, noi due soli – io, qua, lei, là!... Ma... e dove desina lei oggi,signor curato? Certo mia moglie avrà tanto piacere di rivederla... Mi vuol fare un favore? Non mi dica di no.
– Pronto, figlio mio, se posso...
– Deve desinar con noi oggi, pel Santo Natale...
– Non posso, figlio mio...
– Come, non può? Sdegna la casa dei poveri! Lo so, cose da poverelli... due galletti, e lí...20
– Non è per questo, figlio mio; tu mi conosci. Devo ripartire a momenti.
– Ripartirà piú tardi!
– L’asinello m’aspetta al fondaco...21
– Lo lasci aspettare; si riposerà meglio... Non lo lascio partire, ecco! Mi deve fare questo favore. Sí?
19 Il mondo è vecchio…: non c’è granché da raccontare di nuovo, perché succedono sempre le stesse cose.
20 Sdegna… e lí…: il bottaio teme che il curato disprezzi la sua casa, perché è una casa di poveri, dove oggi per pranzo ci sono due galletti e basta (e lí…).
21 fondaco: locanda, dotata di deposito per le merci e di stalla adibita al ricovero delle bestie da soma dei viaggiatori.