Invitato al matrimonio di una sua cara allieva, il professor Gori apprende costernato che la madre della futura sposa è morta, proprio nel giorno fissato per la cerimonia. La situazione è tragica, perché la famiglia del fidanzato, che non aveva mai visto di buon occhio il matrimonio, cerca di approfittare dell’occasione per mandarlo a monte definitivamente. Ma non ha fatto i conti con il mite professor Gori, il quale, innervosito a causa di quel frac troppo stretto che ha dovuto indossare per la cerimonia, troverà nella sua irritazione la forza di imprimere un altro corso agli eventi e di trasformare una potenziale tragedia in un dramma a lieto fine. Questa novella descrive una situazione tipicamente pirandelliana: la concomitanza di un matrimonio con un funerale,di una circostanza lieta con un evento luttuoso. Il protagonista stesso, con la sua sola presenza fisica, ridicola e poco adatta alla situazione, introduce in questa tragedia un elemento di comicità.Con quella marsina stretta, che gli impedisce i movimenti, la manica scucita che a un certo punto egli si strapperà da sé facendola volare in mezzo al salotto, il professore non ci appare una persona dall’aspetto grave e decoroso, ma un uomo ridicolo, cioè l’esatto contrario di quel che dovrebbe essere un intellettuale serio e impegnato come lui, soprattutto in questa particolare occasione. Di lui potremmo ridere, dunque, se non conoscessimo il suo piccolo dramma personale, la storia di quella marsina stretta che egli ha dovuto indossare suo malgrado, perché costrettovi dalle circostanze. Così, la riflessione sulle vicissitudini di questo personaggio trasforma il comico in umoristico, fa cioè insorgere in noi quel sentimento del contrario, che, per Pirandello, differenzia l’umorismo dalla comicità.