LIBRO QUINTO Moscarda è affettuosamente rimproverato dalla moglie per l atto compiuto ed egli sente acutamente come quei rimbrotti non riguardino lui, Vitangelo, ma quell immagine che Dida si è fatta del marito, quindi di un altro. Il tono stesso usato dalla donna è quello che si potrebbe utilizzare con un ragazzino capriccioso che ha appena commesso una marachella, criticabile, sì, ma in fondo divertente. Viene alla fine invitato a portare a spasso la cagnetta Bibì e Moscarda, di buon grado, esce di casa con l animale. Sceglie come itinerario una via secondaria che porta a un terreno abbandonato, sporco E qui parla a Bibì, esponendo le proprie perplessità sulla sua stessa identità, su chi sia davvero colui che le tiene il guinzaglio e le rivolge la parola. Moscarda avverte più che mai la propria solitudine e gli torna il ricordo di certi episodi dell infanzia, quando più che in altri momenti si teme l abbandono. Turbato, volge lo sguardo alla cagnetta e, chi sa come, ha l impressione che questa lo guardi con orrore: spinto da un impulso subitaneo, assesta un calcio all animale e poi ne scimmiotta, per di più, l andatura zoppicante. Ben presto si pente del suo gesto crudele e rientra in casa. Qui trova la moglie a colloquio con Quantorzo, uno dei responsabili della sua banca. Costui è venuto per ricondurre Moscarda alla ragione, cioè per ottenere da lui l atteggiamento indifferente e abulico che aveva tenuto fino a pochi giorni prima, quando la direzione degli affari era riservata, appunto, a Quantorzo e a Firbo. Vitangelo protesta la propria insofferenza al sentirsi indicare per via come usuraio e ciò provoca l ilarità generale: entrambi considerano puerile quello scrupolo e non nascondono il poco conto che fanno di Moscarda, se davvero sono quelle le ragioni che l hanno spinto a regalare addirittura una casa. Punto sul vivo, egli reagisce in modo deciso: intima alla moglie di smettere di ridere e annuncia a Quantorzo la sua intenzione di liquidare la banca. L altro reagisce con una grandinata di obiezioni, ma a ognuna di esse Moscarda, caparbiamente, non fa che ripetere: «Voglio! Voglio! Voglio! 137