LIBRO SETTIMO La mattina successiva, Moscarda riceve un biglietto in cui un amica di Dida, Anna Rosa, lo invita a un colloquio urgente in casa sua. questa una donna che vive con una vecchia zia e che Vitangelo non ha mai frequentato. Quando tuttavia Moscarda si reca a casa sua, riceve la notizia che Anna Rosa si è recata al convento in cima alla collina, a visitare una zia monaca. Raggiunta l abbazia, Vitangelo fa una breve anticamera, durante la quale è colpito dal silenzio e dall ombra che regnano in quel luogo, e viene successivamente invitato da Anna Rosa, che arriva dal giardino e pare eccitatissima, a seguirla in corridoio. Quando però la donna fa l atto di salire uno scalino, dalla borsetta le cade una rivoltella: questa, urtando il suolo, lascia partire un colpo che la ferisce a un piede. Segue un breve parapiglia, durante il quale le suore, accorse, sembrano preoccuparsi più del timore di uno scandalo, che di prestare reale soccorso alla ferita. A questo punto, Moscarda solleva la giovane tra le braccia e la riporta a casa, non senza, su preghiera di lei, ritornare poi al convento per recuperare la rivoltella, caro ricordo del padre defunto. La notizia dell incidente fa il giro della città e conferma un vecchio pettegolezzo alimentato da Anna Rosa in persona che si era creduta amata da Vitangelo, confermata in ciò da Dida stessa, certa del proprio intuito. Si svela però a Moscarda il mistero di quell appuntamento: la donna sapeva che quel giorno il vescovo di Richieri, monsignor Partanna, si sarebbe recato in visita al convento, e avrebbe voluto fare incontrare il religioso e Vitangelo con la speranza di trovare consiglio per sventare ciò che Dida, Firbo e Quantorzo stavano organizzando: una raccolta di prove per dichiarare Moscarda incapace di intendere e di volere, in modo da evitare la liquidazione della banca. Dopo qualche tentennamento, Vitangelo accetta di chiedere udienza a monsignore. Costui, pur mostrandosi alquanto indifferente al caso presentatogli, suggerisce a Moscarda di avanzare a propria difesa gli scrupoli morali che l essere figlio di un noto usuraio gli possono essere sorti. Gli chiarisce che potrebbe forse ottenere il suo denaro ma a patto di vincolarlo alla costruzione di una casa di carità in cui ospitare persone davvero bisognose. Moscarda, stretto tra la prospettiva di perdere la causa e la necessità di aderire a quella richiesta, è forzato ad accoglierla e allora monsignor Partanna lo affida, perché tuteli i suoi interessi, a don Antonio Sclepis, suo uomo di fiducia. 175