3. PIRANDELLO ROMANZIERE Come si è visto esaminando la vita dello scrittore, Pirandello esordì come romanziere nel 1893, sotto la spinta del teorico del Verismo, Luigi Capuana, il quale postulava come l autentica realizzazione narrativa consistesse non soltanto nella compiuta resa naturalistica della realtà, ma anche nella minuta analisi psicologica dei personaggi: ciò che egli chiamava il «documento umano . Non stupisce, quindi, che la prima opera romanzesca uscita dall alacre penna dell autore di Girgenti, quella Marta Ajala diventata otto anni dopo L esclusa, ruoti intorno al conflitto interiore della protagonista. Costei, infatti, viene ripudiata dalla sua famiglia ( esclusa , appunto) perché è accusata, ingiustamente, di avere compiuto un adulterio; quando però si abbandona nascostamente proprio a quell atto, ecco che sopravviene la sua riabilitazione e la riammissione in casa. dunque la storia di un conflitto interiore; anzi, di più conflitti, poiché anche i familiari, sia nel momento della dolorosa scelta dell esclusione, sia nel ripensamento successivo, non si esimono da riflessioni spesso amare e dolorose. Fin da questi esordi compare già la contrapposizione tra apparenza e realtà, contrapposizione che diventerà ben presto uno degli elementi portanti della poetica pirandelliana. Anche il secondo romanzo, Il turno, seguì una sorte analoga: scritto nel 1895, vide la luce soltanto sette anni dopo. Qui protagonista è la ragione che, utilizzata nell intento di dare forma all irrazionale, finisce per mettere, invece, a nudo tutta la inevitabilità di quello e, anzi, per mostrare come sia irreparabilmente il caso a governare la nostra vita. Il buon Marcantonio Ravì, tenacemente determinato a guidare l amatissima figlia Stellina verso il miglior matrimonio possibile, viene spinto proprio dalla logica a prevedere dei turni, bizzarri proprio in quanto razionali , tra i due pretendenti che la vorrebbero corteggiare: questi, secondo uno schema letterariamente ben 20