LIBRO TERZO Moscarda decide a questo punto di scoprire tutti gli altri se stesso che vivono nella mente di coloro che lo circondano. Del resto, è il suo cognome a fare di lui, presso parenti, amici e conoscenti, quello che è: lo stesso cognome di suo padre, naturalmente, ma con l enorme complicazione che proprio quel padre era stato un usuraio ricco, temuto e odiato in tutta la città. Eredità niente affatto neutra, quindi, che determina da sola l immagine che Vitangelo può aspettarsi di vedere rispecchiata negli occhi di chi lo guarda. Così come i fattori ereditari hanno fissato il suo aspetto fisico, derivandolo da quello di chi lo ha preceduto nella vita, allo stesso modo quell occupazione, anche se Moscarda non l esercita realmente, lasciando alle cure di due uomini di fiducia la cosiddetta banca creata del padre, lo identifica comunque agli occhi di tutti coloro che lo incrociano per via. Questo benché il genitore lo avesse assai presto giudicato un inetto e non gli avesse mai, in vita, affidato la cura del patrimonio accumulato con tanta determinazione e così pochi scrupoli. Moscarda decide dunque di compiere un atto che spezzi la continuità d azione e di intenti del padre. E decide di iniziare con un azione clamorosa, che attiri l attenzione generale: un povero fallito, di nome Marco di Dio, abita con la moglie in una casa di proprietà di Moscarda ed è noto per non pagarne l affitto da anni. Vitangelo decide di utilizzare questa circostanza per dare una prima scossa alla sua fama di usuraio. 85