124 AUDACI SFIDE E INSOLITE METAMORFOSI Un varco tra Scilla e Cariddi U Ulisse, l eroe greco dell astuzia e del desiderio di conoscere, dopo un lungo navigare che gli aveva già fatto percorrere in lungo e in largo almeno metà del Mediterraneo, giunse con la sua nave e con i suoi compagni in vista dello Stretto di Messina. I suoi occhi divennero allora una sottile fessura, mentre tutta la sua attenzione si concentrava sulla linea di costa: da espertissimo marinaio, egli sapeva bene che la costa calabra, composta in quel punto da alte pareti rocciose, nascondeva in qualche luogo una caverna così profonda, che un uomo robusto, anche scoccando una freccia da un grande arco da guerra, non avrebbe saputo raggiungerne il fondo. Eppure non era in ciò che consisteva il vero prodigio, la minaccia che adesso sentiva incombere sulla sua nave: in realtà, in quella caverna stava annidato un mostro terrificante, capace di mandare strida orrende, al punto da paralizzare per il terrore gli equipaggi delle sfortunate navi che passavano lungo quella riva. Un mostro, a quanto si diceva, che possedeva sei paia di zampe, tutte deformi, sei colli lunghissimi che sorreggevano altrettante teste dall aspetto raccapricciante, e che nelle bocche aveva tre fila di denti robustissimi e capaci di iniettare un veleno di colore nero, mortale. Il tutto gli dava un aspetto così ripugnante, che neppure gli dei volevano posare lo sguardo su di esso, per non inorridire! Mentre sempre di più la nave si introduceva nello stretto tra Calabria e Sicilia, Ulisse guardava dunque pensieroso quelle scogliere a picco, immense rispetto alla piccolezza dello scafo. Alla fine delle sue riflessioni preferì non avvertire i compagni del modo in cui questo essere, di nome Scilla, insidiasse i poveri equipaggi tanto sfortunati da arrivare nelle sue vicinanze. Soltanto Ulisse infatti, tra tutti quelli che erano a bordo, sapeva dell abitudine di Scilla di starsene riparato con metà del corpo