209 Re Artù e gli unicorni Q Quando capita di pensare a re Artù1, non si può quasi fare a meno di immaginare un uomo maturo, con la barba e i capelli brizzolati, con il fisico saldo di chi ha avuto un corpo atletico e non ha ancora perso, con gli anni, la sua forza. Un bell uomo, insomma, e tuttavia un uomo relativamente avanti con gli anni. Ci fu un tempo, però, in cui anche Artù era un giovane cavaliere desideroso di avventure. E quel tempo coincise, si capisce, con i suoi viaggi più lunghi, spesso in territori bizzarri. Gli incontri che egli fece in quell epoca furono, come è ovvio, altrettanto bizzarri. Gli capitò una volta, per esempio, che la sua nave si arenasse su una costa deserta. Mentre i marinai tentavano inutilmente di riportare lo scafo a galleggiare, il giovane principe si fece sellare il cavallo, vi salì e si allontanò, per esplorare la regione. La spiaggia sembrava proseguire all infinito, grigia e profonda, ora che la bassa marea la scopriva più che in qualunque altro momento della giornata. Era stata infatti proprio la bassa marea a ingannare il timoniere e a far finire la nave contro i banchi di sabbia. Si guardava intorno perplesso e il suo cavallo, non incitato, avanzava andando al passo. A lungo l uomo e l animale proseguirono così, e non era possibile scorgere alcun segnale di vita umana. Poi, lontano, Artù vide una torre e diede di sprone. Avvicinandosi, si accorse che si trattava di una costruzione solida e quadrata, di pietra rossa, e che non aveva finestre. Quando bussò con il suo guanto ferrato, la porta si aprì e lo accolse un nano. Si trattava di un nano molto ospitale, poiché fece gli onori 1 re Artù: vedi Glossario dei nomi al fondo del volume.