Le tavole, riccamente imbandite, erano state disposte sotto i pini e lui aveva fatto in modo che la figlia di messer Paolo Traversari sedesse proprio di fronte al posto dove Guido aveva fatto strazio della sua donna. Era stata appena servita l’ultima pietanza, quand’ecco arrivare di corsa quella giovane, nuda e insanguinata, coi cani che le mordevano i talloni, e il cavaliere con il pugnale in mano, che la incalzava.
Scoppiò un trambusto generale: i commensali scattarono in piedi, esterrefatti, le signore gridavano; alcuni gentiluomini sguainarono la spada e si fecero avanti, per difendere la donna. Ma Guido, smontato di sella, li trattenne e raccontò loro, in breve, la sua tragica storia. Quindi, lanciando un grido raggelante, trafisse la sua vittima con il pugnale e le fece ciò che già le aveva fatto di fronte a Nastagio. Gli ospiti rimasero allibiti, le donne piangevano a dirotto, finché la giovane, tra lo stupore degli astanti, non si rialzò e non riprese a correre, braccata da cani e cavaliere, dileguandosi insieme a loro nella selva.
Quello spettacolo suscitò una grande impressione su tutti, specialmente sulle donne e, in particolare, sulla bella figlia di Paolo Traversari, la quale, ripensando al suo comportamento crudele verso Nastagio, così simile a quello tenuto dalla donna di Guido, cominciò a temere che anche a lei, dopo la morte, sarebbe toccato lo stesso destino. E già le sembrava di fuggire nella selva, nuda e inseguita dai mastini: «Ahimè di me», pensava, «forse è meglio che corra ai ripari, finché sono in tempo, se non voglio fare la fine di quella poveretta!». Sicché, il giorno dopo, mandò una sua serva fedele da Nastagio, per dirgli che era pronta a soddisfare ogni suo desiderio.
«Io voglio solo sposarla e vivere con lei per lungo tempo, finché Dio vorrà», rispose lui. E così, la domenica seguente, si celebrò il matrimonio fra Nastagio degli Onesti e la bella figlia di Paolo Traversari, la quale, avendo cambiato in amore l’antipatia che prima nutriva per il giovane, visse a lungo con lui, felicemente.
Senza considerare poi che, da quel giorno, le donne di Ravenna, seguendo il suo esempio, furono più compiacenti e gentili con gli uomini, di quanto prima non fossero mai state.