Ma se avessi dei figli, oh! allora mi capiresti, non ne dubito. Io, come ben sai, sono madre e l’amore per mio figlio mi spingerebbe a fare di tutto, anche ciò che non vorrei. Così, adesso sono qui per chiederti in dono una cosa che ti è molto cara. E questo dono è il solo conforto che ti è rimasto nella sventura, … il tuo amato falcone», dicendo così, monna Giovanna abbassò gli occhi e arrossì, per la vergogna, poi proseguì: «Io voglio il tuo falcone, Federico, ma non per me; è per mio figlio che lo chiedo. Lo desidera così tanto, lo implora: egli è ammalato, e io ho tanta paura che, se non glielo porterò, morirà di dolore. Perciò ti prego, non per l’amore che mi porti e che non ti obbliga a nulla, ma per la tua nobiltà d’animo e per la tua cortesia. Fa’ che io possa dire d’aver salvato la vita a mio figlio grazie a te. Egli ti sarà riconoscente, e io te ne sarò grata, con tutto il cuore».
Federico, sentendo ciò che la donna gli chiedeva e vedendo che non poteva soddisfarla, si mise a piangere e a singhiozzare, come un bambino. Tanto che monna Giovanna, credendo che piangesse per il dolore di separarsi dal falcone, stava per dirgli che non lo voleva più, ma poi si trattenne e aspettò la sua risposta. «Madonna», le disse Federico, appena si fu calmato, «da un po’di tempo, come voi sapete, la fortuna mi ha voltato le spalle e io spesso mi sono lamentato di ciò, più volte, ma tutte le mie sventure sono un niente rispetto alla disgrazia che mi è piombata oggi sul capo. Voi siete venuta qui, nella mia povera cosa, dove, finché ero ricco non avete mai messo piede, per implorarmi di un piccolo favore. E la sfortuna, mia nemica mortale, non vuole che vi accontenti…».
Monna Giovanna lo fissò con gli occhi sgranati: «Perché?», gli domandò impallidendo.
«Adesso ve lo spiego», proseguì Federigo con un sorriso triste.
«Quando mi avete detto che volevate pranzare con me, oggi, ho creduto che fosse mio dovere offrirvi un cibo degno di voi. E quale pietanza poteva essere all’altezza del vostro valore e della vostra eccellenza, se non quel magnifico falcone, che io tenevo come la luce dei miei occhi? Così ve l’ho fatto arrostire e vi ho servito a pranzo la sua carne pregiata.