«Lasciate fare a me, perché io sono bravo a mescere5 come ad infornare. E quanto a voi, compagni, non illudetevi di berne neppure un gocciolino6! Chiaro?». Così dicendo prese quattro bei bicchieri puliti, vi versò il buon vinello e lo fece assaggiare agli illustri ospiti, i quali ne furono deliziati. Da quella volta, finché gli ambasciatori rimasero a Firenze, messer Geri non trascurò di passare ogni mattina a gustare il buon vinello di Cisti in loro compagnia.
Ma venne il giorno in cui gli ambasciatori terminarono la loro missione e si prepararono a partire. Allora Geri imbandì un magnifico pranzo in loro onore, a cui invitò i cittadini più in vista di Firenze, fra i quali Cisti fornaio. Ma lui non volle andarvi a nessun costo7, e allora Geri, desiderando far assaggiare quel vino delizioso ai suoi ospiti, incaricò uno dei suoi famigli8 di recarsi da Cisti e di farsi riempire un fiasco di quel vinello. Il servitore, il quale moriva dalla voglia di assaggiarlo, prese il fiasco più grosso che trovò e, con quello, se ne andò dal fornaio.
«Amico», gli disse Cisti appena lo vide, «di sicuro, messer Geri non ti ha mandato da me!». Il famiglio tornò da Geri Spina e gli riferì quelle parole: «Vacci di nuovo, e chiedigli da chi ti mando», fu la risposta di Geri.
Il servitore ritornò da Cisti, portando sempre con sé quel grosso fiasco.
E Cisti, di nuovo: «Amico, messer Geri non ti ha mandato da me», sbottò scuotendo la testa.
«Ah, sì e da chi mi ha mandato, allora?», lo rimbeccò il servitore, spazientito.
«In Arno9!», gli ribatté il fornaio.

5 mescere: versar da bere.
6 E quanto… gocciolino: Cisti intende dire che il suo vino non è bevanda da servi, ma una ghiottoneria degna di palati di riguardo, come messer Geri e gli ambasciatori del papa.
7 Ma lui… costo: Cisti considera l’invito di messer Geri un onore troppo grande per lui. Egli è una persona che sa stare al suo posto, dimostrando di essere fin troppo rispettoso delle gerarchie sociali.
8 famigli: servitori.
9 In Arno!: al fiume Arno