Ma Guccio Imbratta, che era più vago10 di stare in cucina che l’usignolo sopra i verdi rami dell’albero, e soprattutto se si accorgeva che c’era qualche servetta di suo gusto, e avendone adocchiata una grassa e grossa, piccola e malfatta, con un paio di poppe che parevano due cestoni di letame e con una faccia che sembrava una parente dei Baronci11, tutta sudata, unta e affumicata, le si appiccicò subito alle gonnelle, dimenticando le raccomandazioni del padrone. E, sebbene fosse d’agosto, col caldo che faceva, si accomodò vicino al fuoco e cominciò a chiacchierare con costei, che si chiamava Nuta: «Sapessi, bella mia», le diceva, «io sono gentiluomo per procura12, e da parte ho anche un bel gruzzolo di millantanove13 fiorini – mica male, eh! –, senza contare quelli che devo dare agli altri, che sono più che meno. E poi, non per vantarmi, ma so fare e dire tante di quelle cose, che neppure Dio!…». E, senza badare al suo cappuccio tanto incrostato d’unto, che avrebbe potuto condire il calderone d’Altopascio14, e al suo farsetto15 rotto e rammendato, tutto smaltato di sudiciume, specie intorno al collo e sotto le ascelle, alle sue scarpe sfondate, alle calze tutte sdrucite e puzzolenti, le diceva, quasi fosse stato il signore di Châtillon, che la voleva rivestire da capo a piedi, ripulirla e farle fare una vita da regina. E continuò su questo tono per un bel pezzo, promettendole mari e monti, anche se poi queste promesse, sebbene fatte in buona fede, si ridussero tutte in una bolla di sapone.
I due giovani trovarono dunque Guccio Porco che corteggiava la Nuta e di ciò furono ben contenti, perché così potevano agire indisturbati, senza preoccuparsi di distrarlo. La camera del frate era aperta, come Guccio l’aveva lasciata, e i due, una volta entrati, si misero subito a cercare la bisaccia dov’era la penna dell’arcangelo.
11 Baronci: nota famiglia fiorentina, i cui membri erano famosi per la loro bruttezza.
12 per procura: che fa le veci di un altro, in sua assenza.
13 millantanove: numero inesistente, ma che suona, nel linguaggio mistificante di Guccio, come una cifra eccezionale.
14 il calderone d’Altopascio: la caldaia in cui, nell’abbazia di Altopascio (città in provincia di Lucca), veniva preparata la minestra per i poveri.
15 farsetto: corpetto imbottito, che si indossava sopra la camicia.