Così dicendo, frate Cipolla aprì la cassettina e ne mostrò il contenuto ai devoti, i quali, dopo aver ammirato quei carboni, con tanto d’occhi e bocca sgranata, corsero dritti in massa dal frate e gli lasciarono le offerte più ricche e generose che mai gli avessero lasciato.
«Sia lodato san Lorenzo!», ripeteva lui, mentre con i carboni in mano distribuiva segni di croce a dritta e a mancina, sui camiciotti, sui vestiti bianchi degli uomini, persino sopra i veli delle donne.
«Rassicuratevi, figlioli», diceva intanto a quei balordi, «che, per quante croci io faccia, questi carboni non si consumano mai.
Sono portentosi, sapete, e, quando li rimetto a posto nella cassettina, essi ricrescono, per miracolo. Io stesso ne ho fatto la prova tante volte!».
I due giovani che avevano giocato lo scherzo al frate e che si erano confusi in mezzo alla folla, per vedere come se la cavava, al sentire quella massa di fandonie, si smascellavano dal ridere:
«Gnaffe27, frate Cipolla è un grande!», diceva l’uno.
E l’altro: «Già, pensavamo di fregarlo e invece è lui che ha fregato noi!».
Dopo di che, quando i fedeli se ne furono andati, corsero da lui a riferirgli allegramente ogni cosa: «Tieni, questa è tua!», gli dissero ridendo e restituendogli la penna, la quale, l’anno seguente, fruttò a frate Cipolla più soldi di quanto gli erano fruttati i carboni.
27 Gnaffe: in fede mia; esclamazione.