E Monna Ghita: «Ma vi rendete conto che razza di uomo è, costui?», diceva rivolta ai vicini. «Che cosa direste voi, se io mi trovassi al posto suo, giù fuori in strada, e lui fosse in casa, al posto mio? Di certo, in questo caso, dareste ragione a lui e torto a me.
Ora, egli dice che io ho buttato una pietra nel pozzo, e questo invece lo ha fatto lui, per convincermi ad aprirgli. E Dio volesse che ci si fosse buttato per davvero e affogato, una buona volta, quel brutto ubriacone!».
Così, anche i vicini cominciarono a insultarlo e a dare ragione a monna Ghita: «Ben ti sta, ubriaco della malora. Con quella perla di moglie che ti ritrovi, te ne vai in giro di notte nelle taverne e poi ritorni a casa in queste condizioni: vergogna!», urlavano tutti.
Qualcuno gli buttò dalla finestra persino una pentola e un vaso di fiori, che per fortuna si fracassarono al suolo, senza colpirlo. Insomma, a farla breve, la storia del litigio fra Tofano e la moglie fece il giro del quartiere e tanto andò che giunse alle orecchie dei fratelli di monna Ghita, i quali, incitati dai vicini, presero Tofano e, senza dirgli neanche una parola, lo pestarono bene rompendogli le ossa. Quindi ordinarono alla sorella di fare armi e bagagli e di seguirli a casa loro, non senza aver prima assestato ancora qualche bel calcio al poveretto, disteso a terra e dolorante:
«Eccoti conciato per le feste, caro messer bestione. E non farti vedere mai più, chiaro?», gli dissero e se ne andarono portandosi via la donna.
Tofano, vedendosi così mal ridotto, malediceva se stesso e la sua gelosia, che lo aveva portato a questo punto. Poi, siccome amava molto la moglie e gli si spezzava il cuore al saperla lontana, pregò alcuni amici di fare da intermediari fra lui e i fratelli di monna Ghita, e non si diede per vinto, finché non l’ebbe ricondotta a casa sua.
«Sono stato un bestione, lo riconosco», le diceva, «ma d’ora innanzi non sarò più geloso, te lo prometto». E, come se non bastasse, le diede anche il consenso di continuare a fare il comodo suo, badando bene, però, di comportarsi con prudenza e facendo in modo che lui non se ne accorgesse.