Gianni Lotteringhi è una vera pasta d’uomo, è ricco, di buon carattere, gran lavoratore, ma ha un grosso difetto: l’ingenuità.
Come se non bastasse è molto bigotto e ama stare in compagnia di frati e religiosi, trascurando la moglie, monna Tessa, una bella donna di grandi qualità. Lei non ne fa un dramma, ma si consola col suo innamorato e lo frequenta segretamente. Una volta che i due si sono dati appuntamento, Gianni arriva a casa prima del solito, sicché la moglie, per evitare il peggio e avvertire l’amante, s’inventa su due piedi una storia inverosimile, che Gianni si beve senza difficoltà. Tutto finisce bene. Il marito non si accorge di nulla e i due amanti possono continuare tranquilli a frequentarsi. Gianni Lotteringhi è un personaggio che rientra nella tipologia dello sciocco, del balordo e, in quanto tale, agli occhi di Boccaccio, è, al pari di Tofano, un predestinato a essere vittima di beffe e tradimenti.Anche questa novella, come la precedente, si conclude quindi con il trionfo di una moglie troppo scaltra e lo scorno di un marito troppo sciocco per competere con lei.
Adesso mi ingegnerò, mie care amiche, di raccontarvi qualcosa che possa esservi utile in futuro. Perché noi donne, e non io sola, siamo tutte molto paurose per natura, soprattutto della fantasima, che fra l’altro io non so bene neanche cos’è (e cosa diavolo sia, Dio solo lo sa), né mi è mai capitato di vederla, e ciononostante ne ho gran paura. Così, in questa novella, io cercherò di insegnarvi qualche bel sortilegio, che possa, all’occorrenza, spaventarla e mandarla via.