E Maso, con aria da intenditore: «Sì sì, ce ne sono di due tipi e tutti e due di grande qualità. Le prime sono i pietroni di Settignano e di Montisci12, con cui si costruiscono le macine per fare la farina. Ma di questo tipo di pietre qui ce n’è tale abbondanza, che da noi son poco apprezzate, come a Bengodi apprezzano poco gli smeraldi, che là si trovano a mucchi».
«A mucchi?», sbottò Calandrino sgranando gli occhi.
«A mucchi, anzi a montagne, più alte del nostro monte Morello, e dovresti vedere di notte come luccicano nel buio! L’altro tipo è una pietra molto speciale che noi esperti chiamiamo elitropia. Una pietra che fa miracoli…».
«Miracoli!», esclamò Calandrino, con un faccione da balordo che avrebbe fatto ridere i sassi.
«Ssst!», Maso gli intimò di zittirsi, si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno e poi riprese a parlare sottovoce, come se dovesse comunicargli un gran segreto: «È una pietra che fa miracoli, dicevo, perché chiunque la tenga in mano, mentre la porta con sé, non è veduto da nessuno dove non è13».
«Gnaffe, è un gran prodigio, davvero! E dove si trova questa pietra?», domandò Calandrino.
E Maso: «Se vai nel Mugnone14, ne trovi quante ne vuoi».
«Sì, ma com’è grossa su per giù, e di che colore è?».
«Ce n’è di varie grandezze: alcune sono più grosse, altre più piccole, e tutte son di colore quasi nero15».
12 di Settignano e di Montisci: colline intorno a Firenze, come il monte Morello, citato poco dopo.
13 mentre… non è: chi porta con sé questa pietra non può esser veduto da nessuno nei luoghi dove non è: questo è il significato delle parole di Maso. Ma Calandrino cade nell’equivoco e crede che la pietra sia dotata del potere di rendere invisibili.
14 Mugnone: torrente che nasce sulle alture a nord-est di Firenze e che si getta nel fiume Arno.
15 Ce n’è… nero: le indicazioni fornite da Maso sulla pietra miracolosa sono molto generiche, ma Calandrino ne prende nota come se fossero chissà quali rivelazioni.