La vera storia del porco rubato

(dal racconto di Filomena)

Bruno e Buffalmacco, con la complicità di un prete, organizzano un’altra burla ai danni della loro vittima preferita, Calandrino. Questa volta, al centro della contesa, c’è un maiale, proprio così, un maiale, che Calandrino, recatosi nella sua casa di campagna, ha appena ucciso e sta per mettere sotto sale.
Sennonché, i suoi due amici vorrebbero convincerlo a venderlo e, con i soldi ricavati, a prendersi insieme una bella bisboccia.
Calandrino rifiuta ostinatamente, anche perché teme i rimbrotti della moglie, monna Tessa. E così i due compari, con l’aiuto del prete, decidono di ricorrere all’astuzia: ubriacano Calandrino e gli rubano il famoso porco, dopo di che lo accusano addirittura di averlo rubato lui e di averlo venduto di nascosto, per poi godersi il denaro per conto suo. Ancora una volta Calandrino finirà col danno e con le beffe, perché, oltre ad aver perduto il maiale, sarà costretto a dare ai suoi irriducibili amici due bei capponi, per pagare il loro silenzio con monna Tessa, a cui lo hanno minacciato di raccontare ogni cosa.

Chi siano Bruno, Buffalmacco e Calandrino, non c’è il caso che io ve lo ricordi, perché ormai lo sapete benissimo e perciò inizierò subito il mio racconto, senz’altri indugi. Orbene, Calandrino, di cui conoscete tutti l’ingenuità, aveva un piccolo podere non lontano da Firenze, dove ogni anno, nel mese di dicembre, era solito recarsi insieme alla moglie a uccidere uno dei suoi maiali e metterlo sotto sale1.

1 metterlo sotto sale: la salatura era, in quell’epoca, uno dei pochissimi sistemi di conservazione delle carni.