Ma, siccome il lavoro era tanto e da soli non ce la facevano, essi chiamarono anche Nello e Calandrino ad aiutarli. Era d’estate, faceva un caldo infernale e il figlio di Niccolò, Filippo, aveva preso l’abitudine di recarsi quasi ogni giorno in villa, per prendere un po’ di fresco e controllare i lavori. Dunque, una volta vi capitò con la fidanzata, di nome Niccolosa, una ragazza dai modi molto gradevoli e dall’aspetto piacente.
Era l’ora più calda del pomeriggio, il sole picchiava, e la Niccolosa, desiderando trovare un po’ di refrigerio, si avvicinò a un bel pozzo al centro del cortile e cominciò a rinfrescarsi il volto e le mani. Il caso volle che, proprio in quel momento, arrivasse lì Calandrino ad attingere acqua con un secchio,e – com’è come non è – appena la vide ne rimase incantato: «Che bella giovane!», pensò e la salutò molto garbatamente. La ragazza rispose al suo saluto con altrettanta cortesia e cominciò a guardarlo, incuriosita dal suo aspetto ridicolo e dai suoi modi bizzarri.
Ma l’amore gioca dei brutti scherzi e Calandrino interpretò quegli sguardi come un segno indubbio di simpatia: «Ho fatto colpo, le piaccio», diceva fra sé, e continuava a fissarla, in estasi, senza avere il coraggio di parlarle, e intanto cercava ogni scusa buona per ritardare il suo ritorno al lavoro. Calandrino, dunque, era innamorato cotto e la bella Niccolosa, che se n’era accorta, cominciò a fissarlo anche lei, per divertirsi, lanciando ogni tanto qualche sospiretto. Calandrino era al settimo cielo e non si staccò dal pozzo, finché Filippo non richiamò a sé la Niccolosa. Poi, tornato al lavoro, non faceva altro che sospirare e smaniare, tanto che Bruno, quando se ne accorse, gli disse: «Che diavolo hai, amico, da sospirare così?».
E Calandrino: «Ho fatto colpo!».
«Cheee?…».
«Sì, hai capito benissimo, ho fatto colpo».
E Bruno, trasecolando: «E su chi avresti fatto colpo, tu?».